Dopo qualche mese, non ho resistito, l'ho rinvitato. Con piacere, nella "Valéry", questa volta Donald Siegel si è accampato. Il poliedrico regista di Chicago, nel 1954, diresse una determinata e accorata pellicola carceraria: "Rivolta al blocco 11" tratta un crimine di stato ancora in piedi, sempre in espansione: la prigione.
La "Allied Artists Pictures" presenta la sceneggiatura di Richard Collins (1914-2013), produttore, regista e sceneggiatore comunista, antifascista finito nella blacklist della HUAC ("Harms Unity Among Citizens"). Nel 1952, una trentina di rivolte nelle carceri fecero sobbalzare i sonni dei civilissimi statunitensi. Anche i politici sparano, a salve: "Problemi dovuti alla negligenza dell'amministrazione". Quindi la pellicola avanza tra le mine. Da una parte, guardie con 300$ di stipendio ("Pochi agenti e mal pagati") e galeotti spietati ("O con noi, o contro di noi", così feroci da chiedere "miglioramenti e stampa". E "Che la gente capisca che chiunque può finire in prigione". Pellicola dura, ma che monta come bianchissima panna. Pur con la m.d.p. dalla parte delle guardie, Siegel non perde in attrattiva. Un bel macello (come a Trani, o all'Asinara!). Abilmente in mezzo alla barricata, sul lungo emerge il "Don" progressista. -"Sono solo una guardia", -"Lo so. E' per questo che vi odiamo". Magici fumogeni e spray dei '950. "Il governatore ha firmato!". Tutto falso, parola d'autorità: "Mi spiace ma è così". Quanto più onore sulle labbra, tanto meno nello spirito.
Attori istintivamente carismatici. Neville Brand (1920-1992), pluridecorato nella WWII, da cinefili diamo atto a questo ventenne inquadrato e squadrato di aver preso parte, in un anno, a due delle pellicole più interessanti su prigionie e detenzioni. Leo Gordon (1922-2000), qui scatenato Crazy Mike agli esordi, diverrà scafatissimo in 40 anni di carriera. Poi Frank Faylen (1905-1985), altro da "Walk of Fame" con 30 anni fitti-fitti di film e direttori celebri.
Emozionante come un'inchiesta non truccata. Consigliato.
(depa)
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