Per un pugno di fiori

Beh, si può scrivere ancora qualcosa sull'ultimo lavoro di Clint Eastwood. Sì, il leggendario attore/regista è ancora vivo (ne farà 89 quest'anno) e, bisogna ammetterlo, pare piuttosto in forma. Con "Il corriere" (t.o. "The mule"), tratto da una storia vera e degna di essere raccontata (un novantenne in crisi economica alle dipendenze del narcotraffico), lontano dalla retorica cui spesso ci ha sottoposti l'artista repubblicano, è una pellicola godibile perché avvincente, profonda, ben girata ed interpretata. Questo è il cinema che puoi e sai darci, Clint.

Regia pulita e scorrevole, di quelle che l'inquadratura ricercata la trovi, appunto, se anche tu spettatore la cerchi. Sullo schermo, lo spilungone californiano si muove con elegante flemma, lo sguardo accecante sopra il suo ghigno. Con qualche certezza in meno, il nostro suscita più simpatia, o forse è solo l'alibi delle stagioni. Ad un vecio, si sa, si perdona di più, rispolverando il "son ragazzi" (in pratica solo a 40 sei fottuto). Impeccabile nel ritmo, pur nel pendolarismo obbligato dal frangente, il film copre temi caldi per una persona che, dopo aver calcato set, palchi, red carpet e croisette, si trova dinanzi il casello dell'ultimo pedaggio: il tempo buttato, gli affetti persi per strada, qualche colpevole ingenuità... Con tocco leggero, mai volgare nemmeno quando culi gourmet si rubano i primi piani, delicato ma chiaro, Eastwood ha confezionato un ottimo film, col piglio del ragazzotto, con la sapienza del matura nonagenario. Chapeau.
(depa)

1 commento:

  1. Sì, bello dai. La storia ha dell'incredibile e immagino che per Eastwood non sia stato difficile scegliere di tornare a lavorare come attore, visto che la parte del protagonista di questa affascinante storia vera sembra fatta apposta per l'arzillo vecchietto del cinema! Piacevole.

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