Pedo de Aranoa

Quarto e ultimo film del viaggio d'andata, da oriente a dove s'ammazza, è stato un altro tremendo. Non che si possa parlare di delusione, pur avendo apprezzato l'ultimo lavoro di Fernando León de Aranoa. Ogni cosa al suo posto, si potrebbe dire. Ed "Escobar - il fascino del male" (t.o. "Loving Pablo", 2017), basato sul racconto biografico di Virginia Vallejo, presentatrice TV classe '49, che ammaliò il narcotrafficante colombiano passato alla storia, Pablo Escobar, per poi tradirlo e abbandonarlo appena possibile, ben si merita di essere relegato sugli schienali di un volo che ha da passare. Di più, è degno anche del doppiaggio italiano che gli hanno appioppato per l'occasione...

Sarà stato il taglio hollywoodiano con le cuciture in bella vista, o la sceneggiatura che non s'alza oltre alle ovviamente stupefacenti gesta del nostro (carichi aerei di "neve" che atterrano su piste...autostradali; il suo glorioso ingresso in parlamento, così analogo a quello di tutti gli altri; l'arredamento personalizzato in carcere...etc) o al sex appeal della sua celebre pupa. A proposito di dama di compagnia e di Hollywood, il nome è Penelope Cruz, mica...ed il gordo baffuto che la sta prendendo da dietro è il suo conterraneo e marito, Javier Bardem. Due dal cachet prevedibilmente elevato, qui piuttosto sprecato. Ma se la Cruz riesce ad infondere un certo spessore al suo personaggio, composito d'euforica ingenuità quindi disperata paura, non si capisce la chiamata di un esplosivo come l'attore canario per vestire i panni di un orso sornione come quello messo in scena (altro che terrifico criminale). Aranoa fa il suo compitino senza infondere passione, puntando sull'operazione commerciale, così il tragitto scorre senza sobbalzi che elettrizzino e quasi chiedo al pilota Air France di ripensare alla sua ultima love story.
(depa)

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