Lotte d'altri mondi

Sino a mercoledì scorso, al "Sivori" in cima a Salita Santa Caterina, era in programmazione l'ultimo documentario del regista bresciano Silvano Agosti (classe 1938), che introduciamo con grande piacere nel Cinerofum. "Ora e sempre Riprendiamoci la Vita" è una carrellata di lotta di classe. Studenti ed operai che dal 1968 al 1978 (Moro) scesero nelle piazze per contrastare i soliti interessi economici e servi a guardia degli stessi, per suggerire (e realizzare?) una società diversa da quella che, negli anni, verrà identificata con la sintetica tripla "Produci, Consuma, Crepa", marchio registrato (ma replicabile) del capitalismo. Tutto bello, tutto perso.

Da "Valle Giulia" (1° marzo 1968) all'omicidio di Moro (9 maggio 1978), passando per le Stragi di Stato (Piazza Fontana, Milano: 12 dicembre 1969, 17 morti; Piazza della Loggia, Brescia: 28 maggio 1974, 8 morti; treno Italicus, San Benedetto Val di Sambro, BO: 12 morti; tutte per mano degli scagnozzi fascisti, quelli che attualmente stanno riaprendo sedi in giro per lo Stivale), attraverso immagini di repertorio degli scontri con le forze del disordine, dei morti e  feriti e delle interviste a Paolo Pietrangeli, Massimiliano Fuksas, Oreste Scalzone, Franco Piperno, Massimo Cacciari (?), Franca Rame, Dario Fo e altri si snoda questo malinconico sguardo sugli entusiasmi di una giovane rivoluzione che pareva alla vittoria. Cartelli a centinaia, senza paura di ripetersi, cori di lotta che oggi, mannaggia a noi!, risultano come minimo demodé, corpi nudi che danzano, ragazze, donne come mai prima decise a proclamarsi, senza negare nulla.
Lavoro forzatamente sintetico, approssimativo (balza agli occhi il brusco stop in via Caetani), vuole restituire il sentire sincero e coraggioso di quel movimento, poi represso a suon di assassini, pestaggi, carceri ed ergastoli, dalla reazione. Vuole ricordare che è possibile. Che non è fantascienza mettere il proprio corpo tra la nostra esistenza, vivifica e solidale in potenza, ma rattrappita e sterile nella declinazione capitalista, e sfruttatori e loro mercenari, tutti indicibilmente attaccati al proprio brandello di cartamoneta.
Il potere, l'autorità, lo Stato ha fatto passi da gigante da quegli anni, sfruttando tutto il peso di chi detiene la comunicazione, assillato dalla creazione di quel pensiero unico che può definitivamente dare ai sudditi l'illusione di essere liberi (con bella automobile, ifone e figli). Motivo per cui, forse, è meglio dirigere lo sguardo proprio verso lo Stato.
Documentario che ricapitola un po' di preziosa storia umana che la democratica maggioranza ignora o non vuole ricordare. Pertanto da vedere, siempre.
(depa)

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