Giustizia "zelante"

Sabato scorso, nel pomeriggio, mi son scappate due ore. M'è stato facile, dato il recente suggerimento di Bubu "Bomboclat" from Port Antonio (ieri sera: "Qual è...più? Di cosa parla?", annàmobbene), quasi istintivo, dicevo, scegliere "Tutti dentro", commedia a sfondo giudiziario scritta, diretta e interpretata da Alberto Sordi nel 1984. Il tempo scorre lungo una pellicola che non rimarrà nelle retine, ma un piccolo tarlo, che enorme dovrebbe essere, lo abbandona lì...sopra la nostra morbida ed illusoria fiducia nelle istituzioni.

Diciamo subito che il film diverte, grazie ad un personaggio interpretato con sapienza dal grande attore, ora in maniera decisamente caricaturale (non stupisco punto di magistrati tali), dopo in una più realistica: intensa sempre. Certo, vedere Sordi nei panni d'un irreprensibile e spietato rappresentante ed applicatore della legge, per oltre un'ora e mezza di indefessi mandati di cattura, può sconsolare un po'; ma soprattutto nei momenti meno leggeri, la figura descritta dagli autori (tra cui lo sceneggiatore bellunese Rodolfo Sonego, 1921-2000), acquista la profondità che, nel grande interprete romano, riconosciamo.
Impreziosito da una spalla culto come Joe Pesci, allora non così famoso, il film è uno spaccato piuttosto veritiero sul mondo degli affari e della magistratura dedita, apparentemente, agli intrighi finanziari (corruzione, tangenti, conti in Svizzera etc.). Che trova però la giustificazione di sé e la corretta e doverosa chiusa, quasi al termine. Ecco, tenete duro di fronte all'"insopportabile" difensore dello Stato, perché la sentenza, l'unica importante finalmente giungerà chiara allo spettatore: a difesa dei "propri" interessi, lo Stato ha i propri anti-corpi, anzi ultra-corpi, che non sono certo i 3 noti poteri...
(depa)

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