Fiaba di capanne e terra

Ieri è tornato in Sala Valéry, travestito da mago, il grande regista sorano Vittorio De Sica. Magia ha voluto portarci e, difatti, forza della fantasia s'è diffusa tra schermo e divano. "Miracolo a Milano", del 1951, è volo amaro su ciò che potrebbe, ma non è. Sogno ad occhi aperti d'una comunità che non ha bisogno, perché fa da sé.

De Sica in stato di grazia, con una sensibilità speciale, per oppressi, repressi e volti d'uomo e di donna. In questo film che stordisce per l'amara dolcezza, le sequenze cui abbandonarsi sono molte. Subito il bambino da cui parte il "C'era una volta..." (già manifesto dell'opera), il suo tragico e solitario corteo, il suo stupore; poi una Milano incredibile, oggi, autentica, popolare; i raggi del sole del buon gli impegni d'altri paraggi; un pollo divorato in lotteria; i palloncini; il cioccolato Fano! La franca e fraterna indole del protagonista, i suoi "Buongiorno!", le secchiate d'acqua ricevute con entusiasmo, l'"abbassarsi" dinanzi ai più sfortunati che, dopotutto, "non son nient'altro che poveri!". Lungi dall'essere un pirla, "Totò il buono" (dal romanzo di Cesare Zavattini da cui è tratto e con cui De Sica ha scritto il film) pare avere in mano un grimaldello inarrestabile.
Quindi il vero miracolo, tra indimenticabili cappelli vendicativi e indicibili capricci ("un po' più alto, un po' più basso"). Preso atto delle critiche sociologiche dell'abruzzese Guido Aristarco (1918-96, fondatore nel 1952 della rivista "Cinema Nuovo"), resta da capire quanto i due celebri autori, Zavattini e De Sica, avessero nella testa pagine marxiste, piuttosto che. "Ci basta una capanna, per vivere e dormir...ci basta un po' di terra, per vivere e morir!". Chiaro che la capanna non può bastare, che "I poveri nei Rolli, i ricchi a Begato!", e che "vogliamo lo champagne!", però che io sappia né Zavattini né De Sica furono mandati a Ventotene. L'incipit da fiaba sopra accennato è una sorta di invito, non a dimenticare la lotta di classe sempre in atto nelle società costituite, bensì a non cavillare troppo sul piano ideologico, che la lunga strada dell'avvenire chiede tanta gioia quanta azione.
Straordinario.
(depa)

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