Il 7ettimo film che la coppia magica, composta da Marigrade e me (per chi non lo sapesse), ha passato in rassegna all'ultimo Trieste FF è stato "Chuck Norris vs Comunismo", documentario rumeno diretto da Irina Calugareanu (Cluj-Napoca, 1981). Gli eroi di plastica di Hollywood pronti ad eludere la Cortina a suon di VHS pirata e castori presi a morsi ma, soprattutto, grazie al contributo indispensabile di Irina Nistor, coraggiosa traduttrice dei sogni, in tutti i sensi.
Se non fosse per le libertà negate, questo sarebbe un documentario tragicomico. Immaginate lo scenario: anni '80; regime di Ceaușescu (sì, quello coll'espressione intelligente); la censura per mano della Securitate impedisce qualsiasi tipo di diffusione informativa, artistica, culturale, inclusa quella del cinema "imperialista". E ora, la scena: film doppiati all'acqua di rose dalla stessa persona, quindi stessa voce, per tutti i protagonisti, si badi bene, al di là del sesso...Focus: Sara Connor alza la voce preoccupata, di fronte a lei Terminator che, con voce poco più alterata, di donna, comunica a Sara l'intenzione di annientarla con garbo. O Rambo furibondo che maledice il cattivo tempo ("miseriaccia!"), con la voce di Irina intervallata da rumori di pentole e fornelli. Eh sì, perché la povera Nistor era costretta ad orari infami.
Quindi ricapitoliamo: la signora Nistor Margareta Nistor lavora dal 1980 alla televisione "pubblica" rumena, traducendo le pellicole accettate (pochissime, visto che anche una sorta di Pippo russo rimase impelagato nella censura a causa di 3 palloncini rosso, giallo, blu...); unica nel ruolo, fa tutto lei, parla, risponde, controbatte, edulcorando le battute oltraggiose, "inaccettabili"; in seguito inizia clandestinamente a tradurre i classici di Hollywood di quegli anni passati dal mercato nero; è un rischio grande che non riesce ad abbandonare: "perché? Per onorarti" [Cinema NdD].
Irina Nistor è un'eroina della Settima. Rispetto e memoria per colei che, in completo grigio e pettinatura platino impeccabili, senza paura, sfidava figure diaboliche avvolte nella nebbia, uniformi terrificanti dietro l'angolo, per non far altro che...diffondere cinema.
Lasciamo stare che, secondo qualcuno o molti, quello non rappresentasse il fior fiore della Settima Arte. Dimentichiamoci considerazioni ideologiche per cui Van Damme è tutt'altro che salutare per lo spirito dell'umanità (figurarsi per le sue condizioni sociali). Il punto è un altro: l'abnegazione di una donna che si mette in gioco non per lucro ma per senso di giustizia e libertà di circolazione delle idee (condivisione informativa, divulgazione artistica). In questo senso, sì, i milioni di "spettatori" segreti di Irina avranno avuto il loro ruolo nello scardinare i recinti del regime.
Nell'89 la liberazione dal regime, dal 1992 la fine del mercato nero delle VHS. Il gioioso e frenetico dilagare delle sale cinematografiche. Ricollegandomi all'altro documentario rumeno visto quest'anno, "Cinema, Mon Amour": se Victor Pulice riuscì ad avviare il Dacia Cinema, grande parte del merito va anche a Irina Nistor e a Teodor Zamfir (il losco individuo partito dal nulla e giunto a costruire un impero in videocassette).
Per la cronaca, l'ufficiale della televisione del regime ora tiene lezioni sulla comunicazione all'Università, come dire: la strada per la libertà non prevede capolinea.
Voto: 3/5.
(depa)
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