Ieri sera in sala Valéry, Elena ed io presenti, è tornato Martin Scorsese. "The departed" ("I defunti"), del 2006, è un gangster movie dalla struttura classica, con tanto di doppia talpa e psicologa "in comune", in cui "Il bene e il male" (sottotitolo del film) si mescolano sino a far perdere le tracce, come nella vita...di una Boston cinematografica.
La pellicola parte annunciando il proprio carattere impulsivo: segmentato, dal montaggio scattante e gran profusione di informazioni. Ed è solo l'introduzione. Grandi musi duri e frasi ad effetto (non tutte riuscite, le migliori quelle di Jack "Costello" Nicholson col carisma più forte: è uno spaccone d'annata), si avvicenderanno per tutta la pellicola. Dolendomi il cuore, cercando carezze (o pugni che fossero) in grado di solleticarmi, ho trascorso la durata del film chiedendo un forte "momento Scorsese". Sarà stata l'atmosfera da "era dei cellulari" o i dubbi sulla sceneggiatura, artificiosa e scontata, sarà stata l'insignificanza della donna della discordia (strano per uno "Scorsese": il suo carattere piuttosto abbozzato; e che dire di Di Caprio/"Costigan"?), ma alla mia soddisfazione di aver colmato questa mia mancanza (troppo rilassante quel divano in Alzaia Naviglio Pavese...), non s'è accompagnata quella per le emozioni provate. Preciso: le strade percorse con moti rabbia e paura, le pozzanghere pronte a rivelare l'autentico volto dei santi criminali, il ritmo incalzante della violenza senza scelta, la musica ad impreziosire e turbare, sono tutti elementi che Scorsese metterà sul tavolo, da maestro as usual; ma per me non è scattato l'amore con uno dei protagonisti, né con la dimensione del racconto allestita (ripeto, gli anni '70-'90 forse deliziano meglio la fantasia). D'altro canto, ad Elena è piaciuto molto. Che ne pensate?
(depa)
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento