Leggero che non vola

Ieri sera, assieme ad Elena e me, anche Tim Burton in sala Valéry. "Big eyes" è il suo ultimo lavoro (2014) e i grandi occhi sono quelli che ci ritroviamo a fine visione, piuttosto sconcertati di fronte a una pellicola così sbagliata.

Cosa possa essere andato storto nella realizzazione di questo film, rimane per me un mistero. Eppure il soggetto era perfettamente in linea con la poetica burtoniana: una cenerentola del disegno, con una propria visione del mondo e tenuta nell'ombra, che giungerà al successo. Trattando di Burton, siamo abituati a personaggi puri e delicati, spesso vittime di prepotenze, tenacemente aggrappati ai propri sogni. E la protagonista di questo racconto, Margaret, non si discosta da questo quadro. Sorprendentemente, però, la sua lotta quotidiana viene narrata con grossolana superficialità: le meschinità del marito disonesto non produrranno reazioni nel pubblico, troppo impegnato a chiedersi perché si sia girata una scena del genere e in quella maniera. Passano i minuti e mi interrogo profondamente: "ci fa" o "ci è"? Si potrebbe concludere che, a differenza degli altri lavori del regista, non sia scattata la magia, lasciando Margaret, Walter e gli altri personaggi nudi e senza ispirazione in mezzo allo schermo. La celebre visionarietà del regista di Burbank, qui latita, comparendo al più come materia deperibile.
Brutto scivolone, spiegabile solo col rapporto personale esistente realmente tra regista e pittrice. E' giusto raccontare una storia di coraggio e determinazione, però bisogna farlo bene e qui rischio di sprofondare perché se c'è uno che sa raccontare, che sa quanto sia difficile e quale fascino e forza scaturiscano da un racconto emozionante...quello è Burton. Peccato. Regalo Blueray.
(depa)

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