Il "nostro" secondo appuntamento del TFF di quest'anno è stato il primo di una lunga serie di documentari. Di questa, tra i più interessanti e commoventi è stato proprio "Cinema, mon amour", dedicato ad una delle ultimissime sale cinematografiche sopravvissute a web e multisale, specificamente al suo proprietario, Victor Purice, protagonista assoluto sul telo bianco e nella sala Tripcovich, come lui commossa.
Partiamo col dato fondamentale di questo documentario: delle circa 400 sale cinematografiche sorte dopo la caduta del regime di Ceaușescu (1989), ad oggi ne restano solo 30. Tracollo sconcertante per qualunque appassionato di cinema, figurarsi per chi vive, come il tenace protagonista, di platee, di poltroncine, di poster, popcorn e pizze di pellicole... E allora seguiamolo, questo anziano sognatore, nella rievocazione ad occhi lucidi: la sala zeppa di 1000 persone in frementa attesa del suo arrivo con l'ultimo film con Di Caprio!... Niente, finis: la via Gluck della Settima Arte, oltre il Lux o l'Orfeo in via "XX", il Lumiére da piazza Martinez e tanti altri, lascia sul selciato anche il cinema Dacia di Piatra Neamt. Rimane una sala deserta, in cui rimbombano solo i ricordi. Questa storia d'amore (vita dedicata) che s'arresta di fronte alla sfida ricevuta dai gregari Tempo e Denaro. il sig. Pulice è un personaggio dal cuore grande, che merita il premio al protagonista tremante, cui il Cinema (di tutti i generi e livelli) deve molto e a lui do "voto 5" (massimo). Il documentario però si ripete, attorcigliandosi sul protagonista (quindi in se stesso), senza amplificare l'enorme amore che muove questo artigiano della celluloide. Che dire? Aiutate tutti i Victor di "periferia": recuperate questa dolce amara favola cinematografica; andate al cinema e boicottate le grandi sale e i servizi di streaming che, di quest'arte potente ed intrigante, si disinteressano.
Voto: 2 (per il concorso documentari; 5 per lo spirito libero del nostalgico cineoperatore Victor Purice)
(depa)
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