Niente. Cinerofum impazzito. Il sesto film in tre giorni è stato "Mr. Holmes" diretto dal newyorkese Bill Condon. Pellicola il cui soggetto di partenza è ricco di fascino (altalenarsi di 3 livelli: realtà, fantasia e ricordo), ma viene poi tradito nella messa in scena, preferendo non rischiare di caricare eccessivamente il pubblico, forse al fine di richiamare in sala tanta gente che si vuole bene e che si dà dei bacini. Peccato, le carte erano buone.
Sherlock Holmes quasi centenario alle prese con la memoria; quindi l'atroce dubbio del passato; passato da scavare e, nel frattempo, da intrecciare col presente, per concluderlo. Poi l'impossibilità di risolvere i casi dell'animo umano colla mera logica. Inoltre: il tema della bugia milioni di volte meglio della verità (essendo più dolce, più armoniosa, fors'anche più giusta). Tanta buona carne sulla piastra, quindi.
Sherlock Holmes quasi centenario alle prese con la memoria; quindi l'atroce dubbio del passato; passato da scavare e, nel frattempo, da intrecciare col presente, per concluderlo. Poi l'impossibilità di risolvere i casi dell'animo umano colla mera logica. Inoltre: il tema della bugia milioni di volte meglio della verità (essendo più dolce, più armoniosa, fors'anche più giusta). Tanta buona carne sulla piastra, quindi.
Ma, proprio mentre pensavo entusiasta che possa valere la pena andare al cinema solo per vedere un'armonica a bicchieri, si sono prepotentemente imposti i soli elementi che, a ben vedere, avrebbero potuto edulcorare l'intruglio: la governante e il figlio. Il contorno a supporto sfonda il canovaccio, togliendogli compattezza.
Le suggestive passeggiate sulle bianche scogliere a picco sul mare blu, se non possono bastare, sono anche il sintomo di questa patinata degenerazione british ("hai perfettamente ragione, cara" !?). Nella seconda parte, dunque, ha luogo l'appiattirsi dei dialoghi ("una prova di cosa, di omicidio?") e l'avvilupparsi dell'intreccio (la parentesi abbozzata del padre del giapponese). L'happy ending sorridente pare suggerire una certa furia, del regista, di far toccare i due nastri del fiocco rosa che avvolge il film (ma ha avuto almeno il pudore di non finire con "com'è giusto che sia"...).
In conclusione un filmetto godibile, per tuttissimi!, ma con qualche mollezza di troppo, nonostante i temi permettessero un tono più duro e interessante (non ho dimenticato che stiamo parlando del personaggio di un romanzo giallo scozzese).
(depa)
Somme di questa tre giorni cinematografica? Ottima impressione, nei cinema ce n'è...che siano film del passato remoto o del presente, ho trovato tutti film apprezzabili (forse quest'ultimo è il minore), addirittura un italiano, fate vobis...anzi facciamolo tutti, uno sforzo.
Le suggestive passeggiate sulle bianche scogliere a picco sul mare blu, se non possono bastare, sono anche il sintomo di questa patinata degenerazione british ("hai perfettamente ragione, cara" !?). Nella seconda parte, dunque, ha luogo l'appiattirsi dei dialoghi ("una prova di cosa, di omicidio?") e l'avvilupparsi dell'intreccio (la parentesi abbozzata del padre del giapponese). L'happy ending sorridente pare suggerire una certa furia, del regista, di far toccare i due nastri del fiocco rosa che avvolge il film (ma ha avuto almeno il pudore di non finire con "com'è giusto che sia"...).
In conclusione un filmetto godibile, per tuttissimi!, ma con qualche mollezza di troppo, nonostante i temi permettessero un tono più duro e interessante (non ho dimenticato che stiamo parlando del personaggio di un romanzo giallo scozzese).
(depa)
Somme di questa tre giorni cinematografica? Ottima impressione, nei cinema ce n'è...che siano film del passato remoto o del presente, ho trovato tutti film apprezzabili (forse quest'ultimo è il minore), addirittura un italiano, fate vobis...anzi facciamolo tutti, uno sforzo.
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