Il Cinerofum l'aveva minacciato: darci dentro con François Truffaut. Detto, fatto. Ecco due righe su "Finalmente domenica!" (1983), ultimo film diretto dal regista parigino, scomparso l'anno seguente (il 21 ottobre 1984, tumore al cervello). E' un giallo incredibilmente leggero e coinvolgente, ironico e ritmato, con la gran coppia protagonista Ardant-Trintignant.
"Ah, sei tu?", si parte col botto. Se c'era una cosa che Truffaut sapeva fare era apparecchiare la tavola. Le poche ma irrinunciabili immagini che introducono alla storia, colpiscono l'occhio e solleticano lo spirito. Come andrà a finire? Convinto esaltatore dell'opera hitchcockiana, non bisogna pensare che si limiti a riproporne gli stessi schemi (movenze della m.d.p., dissolvenze sui dettagli clou; corre in mente anche Kubrick, al di là del riconoscimento esplicito), bensì a dosarli con sapienza e mescolarli con gli ingredienti tutti suoi; si veda l'abbandono della rigorosità, narrativa e scenica, tipica dei film polizieschi (quanto meno d'oltreoceano); per esempio: la "tana" dell'agente immobiliare protagonista è tutt'altro che introvabile, ma lì, dietro una tendina, inutile anche a coprire un bacio. Difatti, tornerà l'eleganza del cinema francese, a braccetto con la sua leggerezza. L'intreccio giallo si svolge, tra passeggiate prolungate e colpi forti: s'insegue la figura magnetica di Fanny Ardant, aspettando un suo sorriso, una sua battuta sagace, le sue labbra, gambe, i suoi sbuffi d'insofferenza. "Ohhh!". Vederla imperversare sulla scena in costume teatrale di mille fa è uno spettacolo, oltre che un'ottima trovata di rottura (difficile tremare di paura, di fronte a tal buffa visione); osservarla mentre traccia linee coi suoi filiformi e ipnotici compassi... Non c'era da aspettarsi altro: che il Truffaut amatore realizzasse, prima di andarsene, un gran personaggio femminile, finalmente non biondo!. Così come fu naturale che, il Truffaut eterno bambino, salutasse il suo pubblico con un gioco di dolci piccoli piedini: monelli tutti, piccoli e grandi.
Questa favola noir di volata, senza irrigidimenti, con la piacevolezza di un bell'intrigo vecchio stampo, col bianco/nero tra auto anni '70, dal carattere ribelle e dal ritmo incalzante, può essere considerata l'opera matura del regista?(depa)
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