Passastecca...un'altra volta

Nella calda sala Uander prenatalizia, fuori il gelo che ingabbia, io ed Elena a tenerci compagnia con Martin Scorsese. Il regista newyorkese, nel 1986, diresse una coppia simbolo della Hollywood che fu e che sarebbe stata, nel sequel del film che vide Paul Newman diventare una celebrità con la stecca in mano. Venticinque anni dopo, gli stessi che lo scrittore Walter Tevis attese per la stesura del seguito da cui è tratto questo (un attimo prima di andarsene), Newman ritorna appoggiandosi a Tom Cruise, appena rientrato dal suo celebre volo a bordo di un F-14. "Il colore dei soldi" è una pellicola leggera in cui spiccano i virtuosismi della cinepresa attorno al panno verde dei pool statunitensi.

Che il maturo e rassegnato, ormai "studioso di mosse", Paul "Eddie" Newman non sopporti lo spaccone Tom "Vincent" Cruise, non può che suscitare un rapido sorriso. Qui gatta ci cova; difatti Eddie non cederà, tornerà, occhiali da vista, capelli innevati e rughe affascinanti, a lottare biglia su biglia. Ma è la numero 9 l'unica che conta, lui questo lo sa. Vincent lo imparerà. Il passamano tra i due attori americani è accennato, ma rifiutato dal vecio con un ultimo gesto d'orgoglio. Non è ancora ora, non lo sarà mai...
Pellicola in cui risalta il contrasto tra l'eleganza delle rotazioni, dissolvenze, zoomate del regista (così come quella dell'uomo formatosi nel decennio '50-'60) e il canovaccio piuttosto scialbo (di pari passo con lo stile estroverso e verace, sì, ma discutibile, proprio degli '80; anche gli accompagnamenti musicali, alcuni tremendi, altre più azzeccati). Quasi a simulare quell'esagerazione cui Vincent non pare proprio di saper controllare, la m.d.p. pare disinteressarsi di ciò che riprende, preferendo far sfoggio di sé. Sapete, no?, quella storia delle perle e dei porci (chissà se mi leggesse Martin). Meglio così, tanto Newman è "il più forte!" e Scorsese non certo è da meno.
(depa)

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