Nessun enigma, il nostro libro

All'Eliseo di Via Torino, a Milano, io e Marigrade ci siamo imbattuti in una pellicola serba mostrata alla Settimana della Critica, che narra dell'ennesimo Mowgli, cresciuto però tra lupi balcanici e nevi copritutto: "No one's child" ha il merito di costruire coi dettagli ma di non perdercisi, nel coinvolgere con una storia complessa, senza sfociare nella fredda disamina sociologica. Di freddo, c'è già l'animo umano, da sempre il peggiore e insulso tra tutte le bestie. Regia dell'esordiente Vuk Ršumovic, classe 1975.
Questo romanzo kiplingiano moderno, seppur con qualche semplicismo, riesce a ricostruire e consegnarci una storia ricca di sensi di colpa e di speranza, di solidarietà e, finalmente, di fuga. Perché, davvero, l'autentica la selva di lupi pare essere il luogo più libero a questo mondo impazzito tra trincee, mitra, banche e carceri. Asciutto nel finale, attento ad una fotografia che trasudi colori militari anni '80, anche sui maglioncini dei poveri ma tenaci ragazzi di un orfanotrofio come tanti; il film scorre sbandando un po' nella seconda parte, ma chi non lo era in quegli anni? Anche se lontano dal palcoscenico, la guerra entrava dai tubi catodici, belle scene, belle cene. Più foresta nera che mai, la penisola balcanica di quei tempi, e fa bene, secondo me, la pellicola a cercare un taglio che non opprimesse oltre il dovuto il pubblico, ma lasciando anche un po' di respiro agli stupendi sorrisi e silenzi del protagonista.
Voto: 6 e 1/2.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento