L'ultimo colpo manca

Venezia, ancora. Eh sì, ancora lavoro arretrato per me. Ma ci siamo quasi, state tranquilli. La giornata più ricca, sabato 20, riservò qualche blanda soddisfazione, tra cui un film francese ben diretto, ben interpretato, intelligente ma...un po' codardo. A "Le dernier coup de marteau", diretto da Alix Delaporte, classe 1969, rimprovero solo di aver seguito, seppur correttamente, una strada più cha battuta, asfalto senza rischi che, se mette al sicuro da sbandate grossolane, non lascia il ricordo di una forte emozione.
Ed il film s'incammina e corre col ritmo delle intime sensazioni, come altri gran film silenziosi, esponenti di un cinema che adoro. Seguire Victor nelle sue sfide quotidiane (ancor più che quella eterna di un padre menefreghista e fuggitivo) è reso succulento da una sapiente fotografia (su di una natura ferma sul Mediterraneo), dallo stile registico asciutto e realistico, nonché dai dialoghi ben pesati. Ma, come detto, mancano le emozioni forti o se vogliamo, il dramma (anzi, si scorre leggeri verso un finale zucchero-speranzoso). Va bene raccontare una storia delle tante, ma per accaparrarsi qualche voto in più è consigliabile alzare l'asticella e provare a saltarla (figurarsi per ambire al "Leone"). Corde suonate sinfonicamente, proprio come le faticose esercitazioni cui assiste il ragazzo già maturo, ma Mahler toccò i picchi e spaccò qualche schema, a quanto ho sentito dire. Ecco, questo invece è un compitino a casa svolto senza macchie. Per cui, io e Marigrade perfidi, lo puniamo con una insufficienza.
Voto: 5 e 1/2.
(depa)

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