Extra: Truffaut e i "compassi"

Ieri sera ancora François Truffaut, in sala Uander, a spiegare quale bellezza si annidi nei polpacci e nelle caviglie delle donne, quali carezze uniche avvengano in quel tratto femminile quando brezza e stoffa si alleano; quando, alcune rapide dritte di fronte a sé, altre danzando qua e là, le donne regalano estetica universale agli sguardi di chi la sa cogliere. "L'uomo che amava le donne", 1977.
Non il Truffaut più impegnato, ma pur sempre un sincero attestato di bellezza per le donne e di valenza critica per quegli omuncoli che, senza essere dei Rodolfo Valentino, restano estasiati di fronte a quelle gambe misteriose e, in qualche modo, non perdono né tempo né brillantezza né...faccia, nel avvicinarsi ad esse.
Il protagonista, Charles Denner, sembra fatto a posta per questo ruolo: né un Adone, né un Mirko Conte, ha lo sguardo sognante e l'aspetto rassicurante che gli permette di non trasformare il film in una belinata hollywoodiana in cui si mostra come Brad Pitt effettivamente se le possa fare tutte, quando e quante volte lo desideri.
Film "frivolo" ma delicato, in cui il rischio di cascare in una storia di volgare "Piglia tutto", che rasenti la pedofilia, viene schivato con eleganza (il protagonista che corregge al volo il colore del vestito della ragazza...), quello di essere preso troppo sul serio con astuzia (l'artifizio con cui fa dibattere sulla "sceneggiatura" gli esperti della casa editrice), mentre quello di essere tacciato di maschilismo con qualche fantastica creatura che dice no. Né il regista francese, né Proust (!), né nessun altro ignoravano il fatto che, tant'è, quella che "non s'interessa" ha un non so che di straordinario.
Frasi, ormai celebri, sparse qua e là, aiutano a cogliere il rosa in mezzo a lavori grigi (inventati, però, proprio per questo, eh! "Mica si può farlo da mattino a sera!"), qualche episodio comico a ricordare che alla fine quel corteggiamento su cui scrivono da millenni, alla fine, è un bellissimo, il più bel gioco.
Forse, da vedere solo dopo altri, per esempio "I 400 colpi", "La notte americana"...ma sempre un Truffaut.
(depa)

ps: Truffaut, in un cameo iniziale, si leva il cappello di fronte a uomini così e, per proprietà transitiva, a tutte le platee femminili.

1 commento:

  1. Beh... Figo che la prima proiezione degna di nota in sala Porty Hostel, ovvero in quella che se tutto va bene dovrebbe essere la casa e il business della mia futura nuova vita in Jamaica, sia un cantico dedicato alla bellezza delle donne e all'arte del corteggiamento. Qui, infatti, le donne sono belle e sensuali e amano essere corteggiate... Prova a dire ad una giamaicana "I don't like u"... miao... scappa guardandoti le spalle!
    Venendo al film, mi ha colpito molto per la sincerita' e la schiettezza con il quale viene affrontato l'argomento, oltre che per questa impostazione sempre in soggettiva del protagonista che attraverso i suoi occhi e i suoi pensieri esprime e trasmette allo spettatore il punto di vista suo ed ergo del film sull'importanza che l'universo femminile ha per ogni uomo. La noia non ha mai nemmeno sfiorato la sala Porty Hostel grazie ad un ritmo tosto che la pellicola mantiene per tutta la sua durata, che e' lo stesso con il quale il protagonista e' sempre alla caccia di una nuova esperienza, non conquista, non preda... Lasciamo da parte i discorsi maschilismo, femminismo, ecc... L'uomo e' uomo e all'uomo piace corteggiare e avere relazioni con le donne e le donne sono donne e a loro piace essere corteggiate e avere relazioni con gli uomini. Easy, u know? Truffaut e la societa' giamaicana insegnano...
    Bless

    RispondiElimina