Baby is business

All'"Ariston" per "Broker", di Hirokazu Kore'eda. Il regista giapponese, la cui filmografia è sotto la lente del fidato "Foglio", prosegue il suo viaggio fuori patria, ritornando però al tema, a lui caro, del legame di sangue. Sfruttando, non a fondo, uno dei tanti, assurdi e disumani, servizi che i moderni Stati offrono. Commedia leggera, picarescamente tra le piccole-grandi tempeste famigliari.
Si punta molto sul bancomat dei bebè. La sua immagine inquietante, proprio perché zuccherosa e ninnanante, incomberà nonostante l'aria dai finestrini sia fresca, il mare di un azzurro accogliente. Si avanza, e il mordente non stringe, né appare. Con tutta la simpatia per la poliedrica star sudcoreana, Song Kang-ho, e l'apprezzamento per la solida fotografia (luminosa, variopinta), tipicamente nipponica, rimane la delusione per un autore, ormai affermato, che continua non convincermi appieno. Spesso troppo tenue (sterile) nelle sue raffigurazioni.
(depa)

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