Il secondo "capolavoro" visto ieri in sala Valéry è stato "The commitments" di Alan Parker. Lavoretto da domenica pomeriggio per ragazzi anche questo, che l'autore inglese scrisse e diresse nel 1991, racconta i sogni di gloria di un gruppo di dublinesi scapestrati, sorprendentemente indirizzati alla musica soul. Nonostante la distrazione, per Mino e me non è stato difficile cogliere l'ottima caratura di una pellicola leggera ma non per questo priva di molteplici piani di lettura ("E' evidente la cura riposta nella scrittura dei dialoghi, nonché la sottile critica sociale!"...puahahah), insomma un film di una bruttezza imbarazzante, che soltanto due artisti come quelli presenti in sala, possono volgere in vivace appuntamento.
Povera sala Valéry, ieri martoriata da un cinema da mezza tacca. Sì, perché Mino ed io ce la siamo anche cavata con una pizza dei Caruggi, con bevanda e dolce in omaggio (a caso). Ma lei, questa sfortunata sala cinematografica autorganizzata, trovarsi a seguire per quasi due ore i primi passi di una band totalmente priva di appeal, raccontati con verve poco convincente. Sto parlando di freddure che coglievano nel segno solo grazie alla genialità dei due volitivi spettatori (...). Oppure di momenti che dovrebbero suscitare entusiasmo ed euforia e che, invece, riuscivano solo ad abbrutirci (ulteriormente).
Non lo consiglierei nemmeno sotto l'effetto di stupefacenti. Assicuro, è vero: un fatto.
(depa)
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