Lunedì scorso, saltato il calcetto e inventato il cinema in pellicola, non m'è rimasto che seguire le orme di Marigrade che, al grido di "gli argentini non tradiscono", mi ha segnalato tal "Il missionario - La preghiera come unica arma". Se non fosse che la pellicola è, in primis, paraguayana (produzione spagnola) e, in secundis, terribile.
Film sui cui, davvero, vale poco la pena sforzare tendini e spendere bit e tempo. Storiella bigotta da sabato pomeriggio dei ragazzi, ma rigorosamente in parrocchia, tutti chierichetti. Il titolo originale "Felices los que lloran" mostra più pudore nei produttori spagnoli che in quelli italiani (mai troppo vicini a Madre Chiesa). Che si tratti di un meschino colpo di coda da parte del mondo ecclesiastico, messo alle corde dal progresso inesorabile degli spiriti liberi? Non saprei; ma consiglio vivamente, soprattutto a chi si è laureato in Studi Religiosi, come il regista, di dedicarsi con più cura e sincerità all'arte cinematografica. Altresì chiedo umilmente alle sale cinematografiche parrocchiali, come il Nickelodeon di Genova, di non abbassarsi a tali distribuzioncine più che trascurabili, peggio, da evitare. O qualcuno ha trovato qualcosa da salvare in questo film? Sceneggiatura, recitazione, fotografia, tono, respiro, poesia, forza...certo che no.
Ehi, "Nick", mai più una proposta così (o quantomeno avvisa).
Alla fine della fiera, Marigrade s'è salvata, fosse stato un argentino...
(depa)
Allarmante anacronismo. Anche se dio, oramai, twitta.
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