La Sala Valéry non ci sta ad essere presa per i fondelli. Dopo la figuraccia di domenica scorsa, di fronte allo sguardo ironico ed alla ripetuta sarcastica di Mino ("che sballo"), si riprende il prestigio che le è consono. La "Palma d'oro" 2014 fu "Il regno d'inverno" ("Winter sleep"), scritto e diretto dal turco Nuri Bilge Ceylan, classe 1959, e finalmente ieri sera, in sala Elena, Mino ed io, tutti soddisfatti per questo intenso romanzo letterario, dai dialoghi alti e pericolosi, in cui i rapporti umani (borghesi) sono scandagliati con acume e ferocia.
"Bobina" lunga tre ore che scorre agevolmente, complice una sceneggiatura che non si perde in contemplazioni (Mino avrebbe gradito soffermarsi su quella stupenda terra solo intravista; pure io). Le dinamiche interpersonali in un piccolo villaggio dell'Anatolia, proprio come in un piccolo villaggio russo raccontato in qualche romanzo dell'Ottocento, riescono a divenire universali. Il microcosmo raccontato da Ceylan sta sul crinale tra la povera gente e la borghesia indottrinata e arricchita da qualche parte. Nell'arena anche lo scontro sentimentale tra una generazione ed un'altra (senza possibilità di soluzione). Il regista punta tutto sui dialoghi, intellettuali, colti, sottili, perché questi sono, il teatro insegna, il mezzo più diretto per tirar fuori. E provare a capire. Acuto osservatore (e rendere questa qualità in cinema, in maniera credibile, non credo sia così facile), il protagonista si racchiude nel suo inverno e prova a rispondere alle offensive di chi gli sta attorno: irruzioni di un affittuario senza soldi (ma scaricare il barile su avvocati e collaboratori è vile), di una sorella frustrata (ma il gioco attuato per rispondere al fuoco è il medesimo dell'attaccante) o di una ragazza forse troppo giovane e bella (storie di biciclette e pedalate, per entrambi).
Il personaggio principale, interpretato l'attore Haluk Bilginer, ad ogni modo è alla ricerca di una costante crescita, come quella che il regista (nato il 26 gennaio, non dimentichiamolo) ci ha proposto di fare. "Palma" vinta a mani basse, direi, per un film di grande spessore, cinematografico ed oltre.
(depa)
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