Quel sabato 14 Giugno, nella sala Gea dell'Apollo, l'ultima pellicola che tenne compagnia a me e Marigrade, fu il fuori-concorso "Lettere di uno sconosciuto" (t.o. "Coming home", 2014), del regista cinese Zhang Yimou. Emozioni forti, sentimenti rosa rosa, che lasciano pian piano scivolare a largo l'attenzione per il racconto, spingendo lo spettatore a volgersi interamente al valore estetico di un'opera zoppa, sì, ma con un legno che, intarsiato così, nemmeno il capitano Achab...
Il canovaccio è davvero abusato: un regime che ingabbia, che follemente annienta esistenze e se ne fotte di qualsiasi progresso sociale; nel bel mezzo, uno degli amori più puri. Ci si mette poco a capire che non è il caso di commuoversi, eppure è concesso, eccome. Gli attimi di commozione Zhang Yimou li conosce bene (non è un vanzino), quegli stessi frangenti carichi di sentimento che hanno reso celebre il regista, saranno qui a disposizione dei più malinconici telespettatori. Però, movimenti camera, fotografia, montaggio, musiche avranno un carattere proprio, in questa pellicola. L'inverno cinese copre tutto, grigio ovunque sino ai primi raggi di sole, quando ormai la dolce protagonista non saprà più cosa sia l'estate. Dolci così stomachevoli, poi, in questa pasticceria popolare cinese, non ne ho trovati (cosa non semplice vista l'impostazione). Inoltre, l'attacco al regime arriva forte eccome, proprio grazie alla forza dei sentimenti castrati (non è sempre necessaria una fucilazione pubblica, anzi). Ma, oltre a sequenze emozionanti, come quella del mancato appuntamento o dei continui ritorni sul luogo (più o meno mielose, ma sempre efficaci), il film pare adagiarsi sul fascino delle immagini (non a caso, il film è distribuito anche in super formato IMAX). Bellezza sostenuta dal viso dell'angelica Gong Li e dai dettagli, meglio se piccolissimi, con cui qui e là si da vigore alla passione raccontata. Chiaramente il finale è scontato, ma...ti ha emozionato, l'hai trovato esteticamente valido, era cinema? Secondo me sì.
Voto: 7.
(depa)
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