Lunedì sera, in sala Uander, ha fatto il suo ingresso visionario nel Cinerofum un regista che al cinema ha dato tutto il proprio immenso carico fantastico. L'autore statunitense Walt Disney, classe 1901, cinquant'anni dopo la sua nascita, diede forma cinematografica, d'animazione, all'omonima opera surrealista di Lewis Carrol, "Alice nel paese delle meraviglie" (+ "Attraverso lo specchio", dello stesso), assegnando il compito di orchestrare i molti stravaganti personaggi al trio di registi statunitense Geronimi-Jackson-Luske.
Il rocambolesco cartone animato, che scuote come una "botta" e incalza come Bianconiglio, è un vero e proprio viaggio in un mondo fantastico, accompagnando lo spettatore lungo un tragitto di scoperta del reale, con tappe che dal reale fuggono. Dopo circa trent'anni dalla prima idea di questo progetto, Walt Disney giunge al traguardo. Viene particolar voglia di leggere il romanzo da cui parte quest'avventura, per individuare correttamente il valore di quest'opera, a pieno diritto da considerarsi autonoma. Nulla di più comprensibile dello scarso successo all'uscita del film: quale individuo potrebbe mai capire una pellicola di tale portata? Perché qui non si narra di eroi che, all'interno di una struttura fiabesca, portano avanti una morale spalmata lungo un intreccio narrativo educativo, per quanto fantasioso e divertente. In "Alice", il viaggio di crescita e rottura del percepito aggredisce individui di qualunque età. Poiché chiunque possiede una parte di cervello che è in grado e deve fare un passo più in là, oltre i limiti del razionale. Magari per poi tornare indietro e spiegare il mondo di qua in maniera diversa, quant'anche critica e severa.
Viaggio stracantato, canzoni che conosciamo a mena dito, sempre pronte all'uso nei nostri momenti di fuga interiore.
Il regista di Chicago, dopo l'esperienza della Grande Guerra, tornò con tanta voglia di scappare su fogli e, quindi, su celluloide. Una prima "Alice", poi un "Julius" (un parente stretto del "Gatto Felix") e tanti altri, ad accompagnarlo, capitanati da "Topolino".
Il primo suo lavoro fu "Biancaneve e i sette nani" (1937), seguito da...beh da tutto ciò che sappiamo, spina dorsale delle nostre fantasie, tra cui questo suo strepitoso 6°.
Sognante appello all'assurdo, sospirato desiderio di libri con figure, di canzoni che rimandano ad un mondo completamente altro, in cui il pensabile esonda su lidi mai visitati. Gambetta di bambino (cresciuto o no) che s'impunta: il diritto alle proprie idee non concrete, volatili, anche quando non si ha nemmeno ben chiari che "cosa essere tu".
Ci sarebbe da scrivere per ore, per metri, per nuvole e creature; voi, nel frattempo (ma in realtà non accade nulla), diffidate dei vecchi saggi, alti quanto un manuale da bancarella artificialmente illuminata: questo film è fantasticamente meraviglioso.
Bellezza per gli occhi che è un toccasana per le nostre logiche, mooolto più strampalate di quelle che non governano il mondo inventato da Alice..
Brucaliffo al Quirinale!!
(depa)
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