Evviva la Settima arte! Grandissima
proiezione, ieri sera, in sala Ninna. “Il
diavolo probabilmente...” di Robert Bresson, vincitore dell’Orso d’argento al
festival di Berlino del 1977,
mi ha rapito, coinvolto ed emozionato ad un livello
quasi inquietante.
Il concept di questa pellicola è il sottile margine che separa la “follia”
dal “vederci più chiaro di tutti”, tanto da non poter più accettare la vita
così come c’è permesso di viverla e quindi rinunciarci.
Bresson decide di svelare la
morte del giovane protagonista Charles all’inizio del film, proponendo come
prima immagine la ripresa in primo piano di un giornale che scrive del suo
suicidio e mostra una sua foto, così che mi sono sentito spinto all’analisi più
profonda del personaggio fin dalle prime battute, per riuscire a capire lui e
il perché di quella tragica scelta.
Questa pellicola mostra tutti i
mezzi e le forme di distruzione (e autodistruzione) della specie umana, attraverso
la storia, le azioni e le riflessioni controcorrente di Charles e dei suoi amici.
Il minimalismo della recitazione
atonica e inespressiva dei protagonisti, dei dialoghi formati da poche parole
essenziali all’espressione del concetto e inquadrature di dettagli
apparentemente (e “solitamente”) insignificanti è un mondo (quasi) nuovo in
sala Ninna. All’inizio, questo stile mi sembrava vuoto e noioso, ma poi mi sono
sorpreso nel rendermi conto che la totale assenza di tutte quelle componenti
che solitamente trasmettono le emozioni del film (recitazione, ma anche colonna
sonora e montaggio) stava diventando paradossalmente il motivo che stava
cominciando a farmi provare le emozioni stesse. Le immagini “forti” sono un
pugno nello stomaco potentissimo perché inaspettato e viene naturale prestare
enorme attenzione alle poche parole, le tante vicende e gli immensi pensieri
dei protagonisti, tanto che si finisce per emozionarsi per immedesimazione (quindi
ad un livello esagerato!) e non per (la praticamente inesistente) trasmissione.
Magia della Settima.
Negli ultimi minuti del film, la
tensione sale perché il momento preannunciato della tragica fine, come s’intuisce
dall’unica (leggera) espressione che, in tutta la pellicola, si legge sul volto
di Charles, si avvicina, ed è tanto lo sgomento che si prova all’idea di non
riuscire in nessun modo a smentire il ragionamento che lo porterà a quell’estremo
gesto. Nessun dubbio, solo tanta paura. Perché quello sono io.
Ma, tranquilli ‘rofumiani, è solo
la fabbrica dei sogni. O degl’incubi, probabilmente...
Crudo, profondo, diretto,
coinvolgente ed emozionante.
Assolutamente da vedere.
(Ste Bubu)
Poco d'aggiungere alla tua bella recensione. Il teorico francese è in gran spolvero e si scaglia con la freddezza delle immagini e dei dialoghi contro una società vagabonda, governata davvero dal "Diavolo, probabilmente", non c'è altra spiegazione. Un'altra strada c'è, invece, buttar giù rospi e tirar dritto, spesa al super, aperitivo e partitella.
RispondiEliminaAtroce, elegante ed intenso.
Si può storcere il naso sulle prime. Ma tu che, ormai, hai rotto il ghiaccio (e in cche modo!), ti innamorerai del suo ultimo "L'argent".