Ieri notte l’ora era tarda e un’altra
“impegnativa” e piacevole serata alle spalle, ma uno strano sentimento
d’inquietudine mi turbava l’animo. Avevo un estremo bisogno di Cinema (o di Musica),
ma non di un qualcosa a caso, bensì di un’opera che mi trasmettesse un nuovo senso
di libertà e benessere, che mi facesse dolcemente e facilmente sognare e
sperare. Non troppo impegnativa, ma viva e positiva. Questo è “Puerto Escondido”, pellicola di
Gabriele Salvatores del 1992.
Una pellicola che fa sognare
terre lontane e una libertà lontana da quella che è la nostra concezione di
essa, così troppo abituati come siamo a seguire quel “progetto” a cui siamo stati
destinati fin dalla nascita e a cui tutti ci siamo, chi più chi meno, pian
piano abituati, alcuni adeguati, altri addirittura ci si sentono realizzati.
La scena cruciale e più
memorabile è quella nella quale Mario (il solito impeccabile Diego Abatantuono)
si incazza con i suoi nuovi compagni
di viaggio, casuali compagni di vita, Alex (Claudio Bisio) e Anita (Valeria
Golino), chiedendo come facciano a vivere alla giornata, senza obblighi, senza
ambizioni, senza l’assillo dei soldi… fino a che, proseguendo il suo discorso,
si rende conto che il coglione è lui
che sta semplicemente invecchiando, giorno dopo giorno, trasportato da un
sistema (marcio) che non ha scelto. (“Hasta Siempre Comandante Che Guevara”!)
Film successivo a Mediterraneo,
risulta meno “potente” perché lo è la fotografia, la storia non ha il sempre
affascinante “sfondo” dell’epoca della seconda guerra mondiale e i personaggi
principali sono di meno e meno “variopinti”, ma anche in questa pellicola c’è
tanta filosofia, ancora più profonda, ed è ancora più decisa e ineccepibile la
denuncia contro la società schiava del consumo, mentre il messaggio a favore di
una vita semplice e libera da ogni convenzione arriva più forte e diretto.
Non male alcune riprese a spalla
e le riprese atte a mostrare il “viaggio” di Mario “in peyote”, ovviamente immancabili con la coppia Bisio &
Abatantuono i momenti divertenti, ma soprattutto, ogni volta, alla fine della
visione di questo film, vengo pervaso da un’immensa voglia di ribellarmi a
questo “sistema che ci stordisce di bisogni artificiali per farci dimenticare
quelli reali”.
Il sentimento d’inquietudine s’era
subito placato, ma so che sarà sempre parte di me. E menomale.
(Ste Bubu)
In sostanza è una commedia comica dai leggeri risvolti che hai già raccontato, perché Abatantuono fa morire e Bisio e, soprattutto, la Golino paiono soffrire nel trattenersi. E' nato comico, Diego, e lo resterà per sempre. Luci ed ombre mexicane esposte con una storiella che offre un'ottima compagnia, come ogni film di Salvatores. Palliativo, però , per quell'inquietudine di cui parli. Al cinema, preferisco l'omeopatia!
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