W il Cinema! Lunga vita a questa forma d'arte così affascinante! E che bella sensazione quando si esce dalla sala dopo aver visto un film così...puro intrattenimento e pure riflessioni. Fresco vincitore del Leone d'Oro 2012, "Pietà", del regista sudcoreano (classe 1960) Kim ki-Duk. Un film così, francamente (Bellocchio si metta l'anima in pace) non può che vincere a mani basse in una rassegna povera di opere valide, come quella di Venezia 2012.
Film che rimane in mente, nel bene e nel male. Chi lo ricorderà per la forza visiva e per l'originalità e dell'intreccio, chi per la crudezza delle immagini e per il loro forte impatto sullo spettatore. Io sarò tra i primi, continuo a chiedermi dove sia quest'eccessiva violenza additata da molti. Non vedrete mai coi vostri occhi una ferita, una truculenta amputazione, nulla di tutto ciò. Vedrete il terrore negli occhi dei personaggi, quello sì. Eccome se lo vedrete. Però vedrete anche un'opera nel suo insieme solida e compatta. Come detto, contenuto ed estetica. Non si può voler di più. Perché Kim Ki-Duk, voltandosi un poco verso il pubblico del connazionale Chan-wook ("Mr. Vendetta"...), ma senza restarne impelagato (nel suo cinema un po' innamorato del proprio sadismo), muove la m.d.p. con grazia, inquadrature che son quadretti e passaggi ricchi di significato (una tra tante: carnefice e vittima si allontanano, uno sale, l'altro scende; uno si dirige, autonomamente, verso la fine, l'altro, forse, cercherà un nuovo inizio).
Il risultato di tutto ciò è un perfetto equilibrio in cui lo stato d'animo dello spettatore permane per l'intera durata della pellicola: equidistante tra la poesia delle immagini allestite e la potenza drammatica degli eventi narrati (le piccole botteghe di ferramenta perfetta sintesi di questo contrasto), il pubblico, attraverso una catarsi vera e propria, arriva a osservare la parola pietà a tutto tondo, ruotandole attorno a 360°.
Poteva finire in almeno altri tre punti della pellicola (quando la protagonista scappa di casa la prima volta; oppure la seconda, dopo la telefonata, oppure...decidete voi), e ogni volta la paura che Kim Ki-Duk si scottasse mi ha assalito, però il regista non è solo un coraggioso, ma anche un abile artigiano e, allora, eccolo alzare qualche cm in su l'asticella, senza mai sfiorarla, punta sempre di più, all-in dai dai...niente: nessuna paura, c'è ancora il tempo per una delle immagini più belle (dopo quella in cui i "tre" protagonisti si ritrovano uniti...): il furgone che parte col suo rosso doloroso strascico, prima inquadratura già stupenda, quella successiva ancora di più and so on...grande.
Andate a vederlo, vi pago il biglietto, per una sana chiacchierata questo ed altro.
(depa)
Un film tosto, di quelli che spesso ti fanno strabuzzare gli occhi per quello che sta per accadere, quell'innaspettata svolta che la storia di colpo prende, o per una frase che mai più ci si sarebbe aspettati di sentir dire dal personaggio in questione.
RispondiEliminaUn film a due facce: tanta crudeltà e tanta violenza (anche se come dici te, Depa, c'è ma non si vede) ad un ritmo blando per la prima oretta, finchè inaspettatamente accelera e si trasforma in una specie di intrigante triller-psicologico, durante il quale anch'io in più momenti ho pensato: ora lo schermo si farà nero e partiranno i titoli di coda... e invece no! e ad ogni "finale mancato" la trama diventa sempre più sorprendente e interessante, fino ad arrivare ad un finale degno del film.
I contenuti di cui parli sono arci-noti e spesso già proposti, ma, in "Pietà" sicuramente esposti ad un livello diverso, estremo, tanto che rimane molto difficile non discuterne, usciti dalla sala. Tuttavia, secondo me, non sono certo questi a rendere questo film un alto esenpio di cinema e il vincitore del Leone d'oro 2012, ma, come dici tu, "per la forza visiva e per l'originalità dell'intreccio", e perchè un'opera "solida e compatta".
Tuttavia, dalla reazione e dai commenti delle mie compagne di cinema, mia sorella Alice e mia madre (trascinate e coinvolte da me in una serata a base di settima arte! bella famiglia!), e da altre reazioni con fuggi-fuggi e borbottii alla fine del film, mi sono reso conto anche che non è un film semplice da "capire" e da apprezzare.
A me comunque è strapiaciuto!
Approvato Depa! grazie per il consiglio, anzi l'ordine, di andare a vederlo! :)
P.S.: un suggerimento per chi andrà a vederlo al cinema. Quando chiedete il biglietto alla cassiera, ricordatevi di usare l'intonazione giusta, altrimenti vi uscirà fuori una frase talmente idiota che evitare di riderle in faccia (soprattutto se...) sarà difficilissimo come lo è stato per me: "mi dà un biglietto, per pietàà?!?" :) :)
Va bene va bene, famiglia al cinema, ottimo, così così!
RispondiEliminaSono contento che ti sia piaciuto e vedrai che anche Alice e Mamma ripenseranno ai continui risvolti del finale che fanno riflettere sulle infinite possibilità del concetto di pietà.
Fiù, mi è andata bene. Di solito non azzardo così tanto... :)
Ecco, sono stata messa in mezzo e non posso astenermi dal commento a questo punto!:)
RispondiEliminaDiciamo che istintivamente dopo i primi 10 minuti di film sarei uscita dalla sala...
Sono sincera, probabilmente non avendo un'alta cultura di questo tipo di cinema e non essendo abituata a vedere un genere di film diverso dal prototipo che ti propongono di solito, è un film difficile da farsi piacere. Sopratutto se sei come me, legata particolarmente a regia, scenografia, costumi,dialoghi e quant'altro che renda il film (oltre ovviamente alla trama!) unico nel suo genere... e di questo, dovete darmene atto, è totalmente privo "Pieta'"... però sul fatto che sia un film che rimane in mente, nel bene e nel male.. beh, su questo sono totalmente d'accordo!
Se avessi scritto ieri di primo impatto uscita dalla sala il commento sarebbe stato stranegativo, ma un pò riflettendo e un pò chiacchierando con mio fratello (Bubu) posso dire che non lo riguarderei sicuramente, però è un film che lascia il segno.
La trama e il tema di cui tratta è parecchio forte e non potevano cercare di svilupparlo in modo più "easy", però tutto questo "triller-psicologico" di cui parlate mi è sfuggito. E' il dolore e la vendetta di una madre che ha perso il figlio per colpa del denaro e quale miglior vendetta se non quella psicologica???!!!
Ora sono pronta al "massacro"dei due cinefili!
Sempre e comunque aperta a questo tipo di scambi culturali....
Ciao Ali, innanzitutto la dicitura "thriller-psicologico" l'ha utilizzata il buon Bubu :)
EliminaHai scritto bene comunque. questo film narra dell'affascinante vendetta di una madre che perso il figlio. Poteva lasciarlo senza far avere più tracce di sé, forse sarebbe stata ancora più crudele. Ma alla fine ha preferito fornire "la chiave" alla sua vittima (il maglioncino, il corpo sotto l'albero).
Per quanto riguarda la tua osservazione "[...] legata particolarmente a regia, scenografia, costumi,dialoghi e quant'altro[...]", ti ricordo che anche noi apprezziamo una buona qualità in tutte queste componenti. E, a parte i costumi (vestiario comunque azzeccato, quello dei due protagonisti), ho trovato la regìa ottima, i dialoghi anche. Movimenti macchina e inquadrature scelte con sapienza, mai casuali; dialoghi centellinati, parole che dicono solo ciò che devono. Più ci penso e più mi è piaciuto :)
Un abbraccio e...vienici a trovare ancora!!
Effettivamente mi sono reso conto, dai vostri commenti, che il termine "thriller psicologico" è inesatto o comunque non spiega quello che penso: "Pietà" è sicuramente, per definizione, un film drammatico che però, soprattutto nella seconda parte, secondo me, regala buomi attimi di suspense e colpi di scena nei quali, e per i quali, la psicologia malata e turbata, e ogni tanto un po' inquietante, dei due protagonisti ha sempre un ruolo primario.
RispondiEliminaHo capito, Ali, la tua voglia di andartene dopo 10 minuti, visto che ho parlato di un ritmo blando che secondo me ad un certo punto della storia accelera, ma, alla fine del film, questa mi è sembrata un' altra scelta azzeccata del regista.
Comunque... Di certo questo film fa discutere di cinema e già questo basta per essere tutti d'accordo sul fatto che merita di essere visto... almeno una volta...
Ovviamente anch'io, sorè, spero che questo sarà solo il primo di tanti altri tuoi interventi... anche da lontano... ;)
Intesi subito cosa intendesti con "thriller psicologico" e, non c'è dubbio, la suspense e, più in generale, il ritmo in questo film mantengono una curva con coefficiente positivo. Sarà un po' forzato ma, a ben vedere, "Pietà" può ANCHE essere definito uno "psycho thriller" (W i Talking Heads!).
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