La moglie del comandante

Vulo Radev non è un nome che scorre sulle labbra dei cinefili. Nonostante il Leone d'Oro del 1964, doveroso dinanzi alla purezza ed efficacia stilistica mostrata, dal regista bulgaro (1923-2001), con "Il ladro di pesche". Ci pensa "Foglio", colla sua profonda conoscenza, a portare questa lirica pellicola, d'amore e guerra, ad abbellire la rediviva sala Negri.
Se volete ve lo passo. Il tempo sospeso tra vita e morte, tra disperazione ed amarezza, ripreso secondo gli strattoni del cuore. La m.d.p. accarezza i muri, percuote le frasche, sensibile alle sferzate del cuore, inarrestabili anche con le armi. Guerra e occupazione, militarismo e patriarcato, gas tossici che si spostano nel tempo e nello spazio.
"Non voler essere se stessi", per quel che conta, in uniforme, tra le baionette. Per chi non è mai stato innamorato "c'est stupid". Per gli altri, è oltre  gli avvertimenti, le intimidazioni. Autentica "maschera di bontà e compassione", ossimoro della volontà, paradosso del desiderio, Nevena Kokanova (1938-2000). Moglie sacrificata sull'altare maschile e guerrafondaio (vero galantuomo). Povero soldato serbo, Ivo (Rade Markovic, 1921-2010, mastroianni dei balcani), in un punto cruciale nella storia della guerra civile dell'umanità, speso in proiettili senza vita.
Stupendo.
(depa)

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