Nelle serate natalizie andalesi, un buon film chiudeva piacevolmente giornata e cena. Perciò, udendo "C'era una volta il western" e, soprattutto, leggendo Robert Aldrich, col suo fido Burt Lancaster, ho avvisato "Il Dudy", ma sono sceso giù, "da basso", in solitaria tra cavalleria e Apache. "Nessuna pietà per Ulzana" (t.o. "Ulzana's Raid"), del 1972, narra di una resa dei conti mai risolta.
Pellicola interessante per andamento, anagraficamente crepuscolare, procede con un decrescendo che permetterà di abbandonare le liriche, e bugiarde, retoriche bianche, per ritrovare le giuste rivendicazioni di un popolo annientato. Pare in ritardo nelle parole animiste di indiani sognatori (e traditori), ma che rivendica la propria saggezza, sempre bianca, nelle parole, nell'atteggiamento, dello scout McIntosh-Lancaster, la propria correttezza nel rispetto del nemico acerrimo e valoroso. Ritmo ora compassato, ora scattante, sino all'epilogo tragico e letterario, interpretato con estremo sentimento. Buon western degli anni in cui l'antimilitarismo era (ancora(percepito)) urgente.
(depa)
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