La recente e prolungata indigestione di western non ha avuto conseguenze tali da rinunciare all'ennesimo Don Siegel. Anzi, con "Duello al Rio d'Argento", del 1952, se impatto in uno dei lavori meno partecipati, e riusciti, del regista di Chicago, ritrovo anche le sua maestria, le sue astuzie.
Ritrito racconto di minatori più avidi di altri. Negli anni in cui la letteratura di frontiera mieteva pellicole, non è certo nella sceneggiatura (Joseph Hoffman) che la pellicola dichiara la sua sfida. Ma tra le cavalcate scattanti (è sempre un "Siegel"), agguati e appostamenti, e i personaggi variopinti ritmo e compagnia sono assicurate. "Zanzara" (Susan Sabot, 1927-1986), "Occhi Bruni" (Faith Domergue, 1924-1999), "Silver Kid" (Audie Murphy faccia pulita, sempre foulard e tesa nera), "Lampo" e "Johnny Sombrero", ognuno colla propria partita. Nel poker come nella vita, il bluff è a disposizione. Ma l'amore acceca anche i giocatori più esperti. Peccato gli efficaci raccordi tra sequenze, marchio della maestria di Siegel, siano immersi nei dialoghi così "quadrati" da essere stucchevoli. Western accademico, quindi, ma con spiragli di un altro cinema d'azione.
(depa)
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