Tra tradizione e autorità

"Gli orsi non esistono" di Jafar Panahi. "La prima del film è avvenuta il 9 settembre 2022 in occasione della 79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Il regista non ha potuto presenziare alla cerimonia perché è stato arrestato nel luglio 2022 e condannato a sei anni di reclusione per propaganda contro il governo iraniano.". 
Il genio si conferma, reclamando il proprio posto tra i maestri. "In queste condizioni" è un elegante sussurro, a parer mio lontano dall'autocompiacenza rilevata da Marigrade e Simone. Basta smorzare con uno splendido ed efficace "scemo del villaggio", o tirar per la manica gli altri della troupe, che non se la passano meglio. Dopo un attacco mozzafiato, estratto d'arte cinematografica, prende piede un'ode alla magia del racconto e appunto della rappresentazione filmica. Sempre e comunque. Inno all'avventura della vita, nonostante tutto. Quella vita così costretta da autorità e tradizioni. L'occhio nella "camera" al posto dei giuramenti, rischioso oggi, 100 anni dopo Vertov (ché la tecnologia ha mostrato la sua falsità), e tanto cinema verità, cui questa pellicola appartiene, fieramente unica nel suo campo di real-fiction raffinata, libera quindi autentica. Riflessioni molteplici su libertà, famiglia, religione (il ragazzo bluffato dagli scrocconi ha le sue, seppur impalpabili, ragioni), comunità, tradizioni e mezzo cinematografico. Quest'ultimo doverosamente esplosivo scagliato al centro del dominio.
Esempio strepitoso di scrittura, Panahi, infine sfrutta l'occasione dorata sflangiando tutta la sua sensibilità artistica, con composizioni impeccabili, luci, colori e scenografia a ricreare un meraviglioso angolo d'inferno umano.
Che gli orsi non esistano lo sanno bene anche le donne iraniane, da tre settimane scese nelle strade di tutto il paese. Mahsa Amini vive nelle lotte. Solidarietà con chi istiga alla libertà.
(depa)

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