Serata stanca, dopo un cinema senza mordente in zona di villeggiatura ducale, nessuna voglia di un film che offra qualcosa di più di "The Italian Job" (2003), liberamente ispirato all'originale, tutto "colpi" e motori, del 1969. Accogliamo nel 'Rofum, senza entusiamo, il regista e produttore newyorkese, 1969, Felix Gary Gray, dalla filmografia ormai contaminata (male).
Cinema coi mezzi. In soldoni, soldoni. Richiamati tutti i ragazzacci (Edward Norton, Mark Wahlberg, Jason Statham) e ragazzacce (Charlize Theron) più in vista dell'epoca, con Donald Sutherland che non regge più mezz'ora in mezzo a tanta euforia, il regista addestratosi girando videoclip dei suoi amici rapper (Cypress Hill, Dr. Dre, Ice Cube. OutKast, Jay-Z) può far sfoggio della sua energia: il solido montaggio è di Richard Francis-Bruce, Christopher Rouse. Forza incanalata con destrezza verso l'obbiettivo primario, spettacolarizzazione saettante e ritmata. Attorno ai soliti noti, ce ne sono altri, che da un film all'altro passano portandosi dietro pettinature bizzarre, aria da nerd, poster al muro e battute liceali. Il risultato non è per nulla peggiore della pellicola di P. Collinson, anzi.
(depa)
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