Sganciatasi Elena, consuetamente refrattaria agli intimismi svolazzanti, agli esistenzialismi agonizzanti di certo cinema francese, mi ritrovo tête-à-tête con Agnès Varda. Lei, io e Cleopatra, fiore fragile della parigi sfavillante. Star in carriera, assorbirà il brutto colpo, in poche ore, nonostante o grazie al vacuo chiacchiericcio che non buca le braccia. "Cleo dalle 5 alle 7", del 1961, si aggirava crucciata tra i quartieri benestanti.
Questa produzione Italo-francese (Ponti) viene proposta da "Foglio" (Ueila!) nella versione restaurata del 2012 ("en 2K"), parecchi Giga. Il capitolo iniziale prevede la prima manciata di minuti, quando la "splendida farfalla", un battito d'ali, racconta d'un male lampante anche ai tarocchi (e i loro cari). Quanti dolori, paure disperazioni in "otto minuti". Il capitolo due ce li racconta: riflessi di stella parigina tra boutiques, studenti delle Belle Arti che si divertono e i propri capricci. Consapevole della propria seduzione, divina Cleopatra pianifica le ore e i momenti d'amore, evidentemente già da prima del dolore ("Si tous va bien, oui"). "Esposta al crudele inverno", Cléo, una cantante autocommuovente, snervante dinanzi agli specchi, incontrerà il caso che la distrarrà, il soldatino delle battaglie future.
Gli stessi sinuosi piani sequenza visti all'esordio, qui trattenuti da ben altre, rigide e impostate, atmosfere; prosegue anche il sentiero della belga sui volti dei passanti (curiosanti). Fotografia possente per tutti i quindici paragrafi accanto a Cléo, in un dolcissimo amour bourgeois. Benedettohibò pure da Godard e Karina nello smorzante intermezzo (muto).
(depa)
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