Piccoli bassi

Lo scorso mese ci ha visto correre, Elena ed io, verso l'"Ariston" in San Matteo a raccogliere i brandelli della distribuzione cinematografica italiana. Serata giapponese, cena semplice, pellicola analoga, con la giusta ironia, che la strada dell'emancipazione, della protagonista e di tutti, è irta di ostacoli familiari. "Love life" è il settima od ottavo lungometraggio del tokyota, classe 1980, Kôji Fukada. I francesi nel cuore, nella mano del cineasta uno stile pulito, ironico, provocatorio.
Algide superfici nipponiche su cui il monolite eretto alla Famiglia scivola giù piano piano, con velocità specifica. Alienazione costante contro cui avanzare. Un'altra storia di donna, alle sue latitudini, inquadrata con una regia pulita degna della scuola giapponese. Interpretazioni e scrittura a scavare nella faticosa strada verso la libertà. Dai legami imposti, autoimposti, liberi di essere. La pellicola non pressa, ma con la giusta dose sarcasmo, leggerezza che riesce a smorzare, senza buoni (cattivi) sentimenti, l'aria pesante che si respira. Consigliato.
(depa)

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