Sei anni che Peter Weir non metteva "piede" nella sala Valéry. A fargli compiere il passetto è stato il canale Iris che, nel ciclo "Serial Thriller", del regista australiano ha voluto inserire "Witness - Il testimone", poliziesco compassato e intimista. Religioso direi, con tanti hamish che camminano, e accorrono, sulle note di Maurice Jarre, ed Harrison Ford crucciato davanti a due occhi grandi. Bell'esercizio.
A fine visione, un tizio ha raccontato le vicissitudini del film , botteghino a rilento, "cult" a lunghissimo andare, il complicato e casuale reperimento della protagonista, le irritazioni degli hamish (perseguitati da sciami fotografanti) e la robustezza di una sceneggiatura studiata nelle accademie. Non è una pellicola che sciocca, ma fotografia e atmosfera ovattata di tensione vi s'infileranno nelle orecchie. Dev'essere anche grazie al montaggio, in cui le immagini riescono a stagliarsi nel pentagramma dell'efficacissimo compositore lionese. Suspense s'autore. Con Weir, secondo me, non era scontata.
(depa)
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