Immaginoccupazione

Da una soffiata inattesa di Claudio "Lumière", nasce un sabato pomeriggio seduti di fronte ad "un buon film da vedere anche se la tematica non è nuova". Concordiamo, Elena ed io, "200 metri", dell'esordiente palestinese (Tulkarm) Ameen Nayfeh, racconta bene fatti ormai tipici di quella cinematografia. L'assurdo diviene la norma in tempi e luoghi d'occupazione. La resistenza uno stremante quotidiano.
I confini nazionali tagliano in due gli affetti umani. Famiglie divise da una linea immaginaria, difesa fucili in mano. Regia che scorre sui canoni, rispettati, delle ultime pellicole degli orgogliosi senza patria, senza perdersi in eccessi visivi, ma concentrata sulle pause, isolamenti, sugli scatti, d'ira e di vita (l'interpretazione del protagonista sottolineata da Marigrade). Claustrofobia esistenziale ben raffigurata, coi nodi che emergono presto, tra chi è in lotta, e chi passeggia. Sulle dolorose falsità e gli assurdi sotterfugi, intrinseci d'ogni occupazione. Ché è già menzogna il militare, come una lampadina per abbracciare.
Consigliato, non c'è altro.
(depa)

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