Peccato di nulla

Ci fiondiamo in-extremis, bramosi zombie di sangue di celluloide in salsa di sala. Ma niente, sugo maccaronico con cumino. Dall'amata Corea del Sud, una pellicola per nulla elegante, nonostante, o forse proprio come, le borse Luì Witton. "Nido di vipere" (t.o. "Beasts clawing at straws") annaspa negli escamotage consunti per uscire dall'apnea. 
Ririto quanto detto, Marigrade, bloccami, e non entrerò.
(depa)

Hypocrisy Island

Terza volta che mi imbatto in Alexander Payne, l'autore che alla pagina 601 di quella che chiamiamo "Bibbia" (made in U.S.A.), quindi della nuovissima generazione di cineasti, viene marchiato come "uno dei talenti più brillanti emersi recentemente a Hollywood". Il non più giovane-né prodigio regista del Nebraska, nel 2011, agguantò l'Oscar alla sceneggiatura non-originale con un cine-romanzo socio-ecologico "dem". Attento alla facciata dei piccoli sentimenti, dimentico d'ogni questione fondante. "Paradiso amaro" (t.o. "The Descendants").

Piccoli bassi

Lo scorso mese ci ha visto correre, Elena ed io, verso l'"Ariston" in San Matteo a raccogliere i brandelli della distribuzione cinematografica italiana. Serata giapponese, cena semplice, pellicola analoga, con la giusta ironia, che la strada dell'emancipazione, della protagonista e di tutti, è irta di ostacoli familiari. "Love life" è il settima od ottavo lungometraggio del tokyota, classe 1980, Kôji Fukada. I francesi nel cuore, nella mano del cineasta uno stile pulito, ironico, provocatorio.

Delitto sospeso

Sei anni che Peter Weir non metteva "piede" nella sala Valéry. A fargli compiere il passetto è stato il canale Iris che, nel ciclo "Serial Thriller", del regista australiano ha voluto inserire "Witness - Il testimone", poliziesco compassato e intimista. Religioso direi, con tanti hamish che camminano, e accorrono, sulle note di Maurice Jarre, ed Harrison Ford crucciato davanti a due occhi grandi. Bell'esercizio.

Umano affanno

Il "Foglio" indica il sentiero italico, che noi seguiamo mano nella mano con Ermanno Olmi. Il regista della bassa pianura padana coglie poetiche, metriche e sensibilità di Joseph Roth, "limitandosi" si-fa-per-dire rappresentare il narrato. Il risultato è del 1988, quando "La leggenda del santo bevitore", come i migliori romanzi, intrattiene e insegna molto sui peccati, terrenissimi, che affliggono noi uomini piccolissimi. Leone d'Oro a Venezia.

Melòria

E chi se la dimentica l'uscita dal cinema, in quel trapassato prossimo del 1988 (quindi '989 chissà!), settenne dilaniato dalla commozione più immediata, fragranze dolorose di tempi ed affetti, "Nuovo cinema paradiso" a ferire la carne attorno a tutto quel che mi pareva caro. Riguardandolo dopo 34 mostra le corde d'arpa e violino con Giuseppe Tornatore, ormai da sempre, ci tormenta. Scelta e incapacità. Tant'è che "Foglio" ne parla...

Pure apparenza

Fedeli alla ex-celluloide, perdoniamo a David Cronenberg gli ultimi blandi tentativi. Radio cinema parla di un ritorno ai temi classici dell'autore, dove i corpi diventano un problema, essendo merce come un'altra. E dice bene: visioni forti, per stomaci aperti, "Crimes of the future" è una svergognata e realistica iperbole, come ai tempi nuovi.

Ecce Civis

Torna il Cinema in Piazza, organizzato da "Alcuni ragazzi del quartiere". In quella "della Stampa", ormai un mese fa, l'occasione è stata per parlare di conseguenze del Capitale, tra avvelenamento ambientale e relazionale. Gentrificazione apocalittica, per esempio, tutt'altro che distopica: "cacciata dei poveri dai quartieri" che sta trasformando la convivenza nei centri città. "Mondocane", pellicola del 201, del romano classe 1976 Alessandro Celli, calza a pennello.

Immaginoccupazione

Da una soffiata inattesa di Claudio "Lumière", nasce un sabato pomeriggio seduti di fronte ad "un buon film da vedere anche se la tematica non è nuova". Concordiamo, Elena ed io, "200 metri", dell'esordiente palestinese (Tulkarm) Ameen Nayfeh, racconta bene fatti ormai tipici di quella cinematografia. L'assurdo diviene la norma in tempi e luoghi d'occupazione. La resistenza uno stremante quotidiano.

Sassi tritati

La "Valéry" sola e abbandonata si rifugia nelle ormai consuete atmosfere dell'Ovest Lontano, Nuovo Messico addirittura! Nel mezzo della battaglia tra Apache occupanti. Dopo quasi un anno incontro nuovamente George Sherman, ritrovando nell'esperto regista newyorkese medesime attenzione e cura. "Kociss, l'erore indiano" (t.o. "The battle at Apache Pass"), del 1952, è corretto anche politicamente.

Fischiettando...

Il cinema italiano proposto da "Foglio" arriva all'identificativo 1976, anno di "Pasqualino Settebellezze" di Lina Wertmüller. Epopea degli indifferenti, sul pianeta che non lo permetterebbe, la regista romana al culmine della curva artistica, con poetica ed idee precise quanto personali.

Irruzione

Sulla lunga e appassionante colonna cinematografica proposta da "Foglio", etichettata "Italy", con Elena ci ritroviamo al centro del 1970. Anno in cui Vittorio De Sica, indossati panni d'altri, sfogliò le pagine dell'amore al tempo del nazismo. Orso d'Oro a Berlino 1971, "Il giardino dei Finzi-Contini" è un ricordo ovattato, dolce dentro, d'acciaio fuori, nella Ferrara infestata dai fascisti.