Il Trieste Film Festival 2021 è iniziato bene, proseguito uguale. La seconda proposta vista nella "Valéry", è stata una satira sociale su istituzioni, burocrazia e muta condiscendenza. "La campagna" (t.o. "Berliner"), del romeno classe 1976 Marian Crișan, diverte e riflette.
Il simpatico regista con la maglia del Man.U. (sosia di Cantona), introduce questa sua commedia elettorale, realizzata nel 2018, sulla sua piccola comunità di Salonta, indicandone l'"approccio intimo e personale". "Si parla della Romania di oggi, tra gente semplice, con attori non professionisti, tra avvenimenti reali e romanzati".
Il freddo minimalismo impera ancora, a color vivaci, però, stavolta. Saggezza popolare insormontata, la vecchietta che lavora a maglia sul marciapiede, non degna di risposta l'esortazione del "ministro". "Oh...lascia stare", replica un operaio. Non tutto è perduto.
"Il salame è importante, arriva dappertutto". I sapientoni consultant che dovrebbero capirne, travolti come infanti dalle lucciole della tecnologia. -"Il numero di like sta aumentando", -"E allora?", -"Questa è l'idea", -"Che idea?".
Un ministro in cerca di salvezza ("Che ne sai tu di immunità, cretina?"). Pagare la benzina "in segno di rispetto". Riecheggia lo slogan Stato=Mafia. Ognuno tragga. "Questa non è follia, è la mia vita!", proclama il politico smarrito. Mentre l'ultimo, l'ignorante, sa cose sulla Natura più urgenti di quelle sbandierate da eleganti di professione. D'altronde, lo stesso che fa votare i (nonni) morti. Il quadro spinge ad un ghigno atterrito.
-"Quale rivoluzione?", -"Quella dell''89!", -"Ah, quella".
(depa)
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