Coraggio e zio fà

A volte va così. Addirittura più scelte. Elena conosce la strategia, una pellicola fugace dev'essere colta. "RaiMovie" propone uno degli ultimi Gary Cooper, diretto dal newyorkese Robert Rossen (1908-1966), uno da Oscar (1950). "Cordura", del 1959: western psicologico, con tutti i limiti del termine. Grandi quesiti, piccoli uomini: finirà in malora.
"Columbia Pictures" che suonano cupe. Gary Cooper. Rita Hayworth e Van Heflin. "Photographed in CinemaScope". 8/3/1916. Pancho Villa, tra "Coraggio e viltà". Gli interrogativi, veri e propri interrogatori, si susseguono. "Cosa ti ha spinto a Guerrero...?". "Perché hai agito così?". La scenografia curata sostiene l'andamento compassato, ma tenace, con attimi di bassa che si perdonano col tempo. Un assalto suicida al fortino messicano, diventa eroico perché vincente. "L'ultima carica di cavalleria della storia". Una scorta che "non è una scorta".
"Quanto è stupido e militare!"
Vallate texane scorrono, mentre non succede un gran ché. "Toccare con mano l'eroismo. Rispondere alla domanda: che cos'è il coraggio". Tutto in salsa soldatesca, hollywoodianamente. Un colpo al cerchio ed uno che fotte. Il vetusto, ambizioso e vile generale è una macchia non troppo scomoda). Per il resto, un po' di disciplina ci vuole!
Sceneggiatura sorniona e pretenziosa (dal romanzo dello statunitense Glendon Swathout, 1918-1992), col rifiuto della medaglia d'onore, perché troppo giovani, o per evitar gelosie. Insubordinazione, che non pagherebbe. "Finché sono vivo, do io gli ordini!". Tanto per dire, cos'era il maccartismo...
"Morte ai gringos!"
Cielo azzurro da corvi neri, sopra il conflitto tra spacconi. Elena says: "Ce la fanno ad arrivare 'sti qua?". Tutti sullo stesso carretto, alla velocità dei Piedi Spinti. Retorica spiccia, quindi. Anche se, col finale beffardo, un sapore particolare.
(depa)

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