Mary Zaccardi

Ieri sera "La 7" proponeva una pellicola del 1959, dalla patina technicolorata, dove i fisici del ruolo della coppia di platino Cary Grant e Sophia Loren poté svettare briosamente, con quel pizzico doloroso che renda più grande il sorriso finale. "Un marito per Cinzia" (t.o. "Houseboat"), diretto dal newyorkese Melville Shavelson (1917-2007), è una commedia rosa familiare, che Elena ed io abbiamo accettato volentieri.

Con buon tratto, i vari personaggi vengono caratterizzati senza fatica. Lui è un diplomatico alquanto eccentrico, vaga in jeep coi figli davanti al Campidoglio, tra ben più eleganti decappottabili, pronto a mandare a quel paese tutti per ripicca, sino a vivere su una palafitta. Accorderà appuntamenti non richiesti, che il matrimonio metterà in fuga. I tre figli sconosciuti gli somigliano molto. Varie sfumature di bimbo, tutte aggrappate a mamma Zaccardi, che ne ha per tutti, senza saper cucinare manco due uova strapazzate (!). La Elena cita Disney e la celebre tata torna in mente, con ben altre misure.
Il muso ingrugnito dal dubbio di Cary Grant dinanzi alle splendide vive risate di Sophia Loren, nonché ai buffi intenti dei tre teneri giovanissimi, è il tema costante di questa commedia leggera quanto ben oleata. Dove la Loren buca il technicolor con tutta la sua italianità. E Grant resta basito.
(depa)

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