Per una volta, in sala Valéry, tutti (io) contenti per le picconate che "Iris", nelle veci dei meschini mediasettati, ha inferto alla pellicola. Passano gli anni, le visioni, ma "Gran Torino" rimane per il sottoscritto una ciofeca impareggiabile. Di questo lavoro di Clint Eastwood, del 2008, più nel leggo bene, più ne penso male. Mix abominevole di stereotipi, didascalismi e buoni sentimenti, bella cagata.
"Mi spiace per Dorthy, Walt". In due minuti, sui pettegolezzi dei figli, il nostro vecchio Walt, con sapiente sintesi, viene caratterizzato: affetto da scorbuto acuto ("ma di bruto, bruto, bruto"). Cosa attendersi da un gruppo di bianchi impecoriti sui banchi delle chiese? Male, solo male. -"Sono in parecchi per la veglia", -"Avranno saputo che c'è molto da mangiare". Ok, passi. Il male d'invecchiare (che facile non è), basta guardarsi attorno, rappresentato con tremenda naturalezza. Poi le distanze generazionali ("Piacerebbe un casino, sto a zero"), quelle razziali, quelle caratteriali, culturali, etc... Un paciugo dello sceneggiatore statunitense classe 1965 Nick Schenk, qui al folgorante esordio (difatti verrà quel mulo di puro intrattenimento). I dialoghi li avrà scritti Aristide Volternoli.
Accetto questa rappresentazione caricaturale di un paese che è caricaturale (poi altri son peggio, imitazione scrausa d'una carica). E se vuoi le pistole per strada, vuoi essere caricaturale, freezato nei duelli di mezzogiorno. Pure le infotext riportano di uno "sfaccettato (altri "complesso") ritratto di un uomo solo". La verità è che questo film è tagliato con l'accetta, grana grossissima che non puoi maneggiare se non con riflessioni d'accatto (sui cui poi scrivere magari): i figli sanguisughe, il barbiere immigrato sboccato, le gang di quartiere (bastaziofa). Pure la curva della bildung del protagonista ha la sensibilità d'un caterpillar (sfaccetta...intendi il bicchiere lasciato cadere?). Tremendous Cinema ("Gnam gnam"). C'è pure il momento "Amaro Averna". Perso nel suo eterno personaggio, Clint, "Io sono in pace" (ftù!). Eastwood, più di cento anni di Cinema i due vite, queste cose le sa benissimo e si vede da come, almeno, prepara in fretta le valigie e taglia corto.
Vedere del buono in questo film è mentire a se stessi, adorare pecorinamente un mito. Minuscolo film.
(depa)
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