Una ventina di giorni fa, altra dumenega scombinata. Di ritorno da Città di Castello (auguri Rouch e Giulia!), Elena prova a raddrizzarla con un cinema. Alla lunga ha capito che un film può risolvere tutto. Non solo, ha pure capito dove rivolgersi. La seguo fiducioso, quasi più di lei, verso la minuscola "Film club", dove una pellicola svizzera annuncia adolescenti in crisi. "Blue my mind", scritta e diretta nel 2017 da Lisa Brühlmann, zurighese classe 1981, è anche qualcosa di più. Storia originale e coraggiosa, convoca tutto il potenziale del surreale per rappresentare l'intrinseca inadeguatezza ed il senso d'orrore che accompagna la pubertà.
Le chiacchiere post-visione migliorano col tempo, in via Garibaldi le prime riflessioni... Film dall'alto coefficiente di difficoltà. Una sceneggiatura rischiosa che ha il vantaggio, se sorretta da immagini e prove attoriali all'altezza, di poter sondare sentieri meno scontati. Il pericolo di confezionare una banale pellicola per adolescenti si nasconde dietro ad ogni slang sputato da questi persi tra beveroni vari. Ma tutto sta in piedi. Gli intimi sconvolgimenti fisiologici di Mia, sovrannaturali per lei in quel momento, hanno l'aspetto di qualcosa di orrorifico e inaffrontabile. Non resta che vedere come, lei ed infiniti altri cuccioli d'uomo, possano reagire, ringhiare, abbandonare. Accettare o rifiutare il proprio corpo mutante, in quel momento senza corteccia e paurosamente esposto ai minimi urti dello spirito, ai rintocchi del tempo. Prendere coscienza di sé, superando una sfida che, sì, s'ingaggia e s'affronta naturalmente, ma la cui delicatezza può sgomentare.
Fiaba metaforica interessante, con una protagonista, la ventenne di Zurigo Luna Wedler, che ha saputo mantenere a galla, sino al momento di prendere il largo: essere vivente dal fascino mitologico. Come tutti.
(depa)
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