Maschere di sé

Come promesso, caro Cinerofum, non perdo tempo e corro appresso al gabbiano di celluloide. Difatti, qualche lunedì fa, ho acchiappato il penultimo lavoro di Xavier Dolan: "La mia vita con John F. Donovan" (2018). Più gioia che cruccio per il sottoscritto, non comprendo appieno le critiche mosse al trentenne regista canadese per questa pellicola che, per contenuti e forme, è una sorta di suo manifesto. Cinema pop ricercato, veste patinata per assordanti crescendo emotivi: anche stavolta fedele alla sua poetica. Prova di grande efficacia, con attori pronti a questa logorante spedizione nell'intimo dei loro personaggi.

Primissimi piani di luogo in luogo, di anno in. Nell'avvolgente incipit di questo settimo film di un Dolan tutto fare (soggetto, sceneggiatura, montaggio, costumi, produzione), le presentazioni del complicato John e del suo giovane fan. Fiaba urbana narrata con struttura ben congeniata, la formula dell'intervista per imbastire il discorso, chiarirlo e togliersi qualche pietruzza. La vicenda è dell'alienazione e della compressione di sé,ai tempi della società dell'immagine. Dinanzi ad un irrazionale panorama sociale ed affettivo, la reazione sarà ancora più distorta. "Io non posso, è sbagliato, è un problema". Ai tempi dell'outing, fa un po' meno effetto. Ma è bene ricordare la Storia della Discriminazioni che, come la sua bisnonna padrona, se "non si ripete, spesso fa le rime".
Pellicola disseminata di bellissimi, fatali sguardi. Folgorati da incommensurabile dubbio. D'euforico sospetto (Portman). Le classiche escalation , tutte urla e strazi, del giovane regista canadese miracolosamente non lasciano macchie d'unto (un "è terribile" di troppo, in bocca alla giornalista invero troppo empatica). In te, Xavier, in te risulta genuino pure un barocco abbraccio tra madre e figlio, sulle note di "Stand by me", con l'impeto dei grandi ed il rallenti della gioventù.
Poetica glamour che vuole essere presa sul serio. Dolan si auto-invita portandosi un Tocai e una cassa portatile per il vostro lettore mp3 (i brani li sceglie lui): per mostrarvi che si può andare a fondo anche così. Anzi, più veloce.
(depa)

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