Vite bugiarde

La millecinquecentesima è stata d'argento. Prosegue l'andamento positivo nelle "nostre" sale: Elena pare fidarsi maggiormente del grande schermo e del proprio giudizio. Inoltre, memori delle positive impressioni sul precedente lavoro di Pablo Trapero: con nonchalance verso l'"Ariston". "Il segreto di una famiglia" (2018, t.o. "La Quietud") è ancora meglio del precedente; una discesa agli inferi delle nostre menzogne ed ipocrisie. Società ed individuo s'accusano reciprocamente, di chi la colpa di tanto obbrobrio?

Raggi di sole, foglie in siesta, musiche fresche, corpi altrettali. Classicamente, le bellezze sullo schermo contrappuntano agli intimi miasmi dei personaggi. La semplicità del vivere oramai persa, non resta che affrontare il vuoto emotivo di una società che illude con luccichii, false soddisfazioni (se non peggio). Due sorelle borghesi trovano rifugio tra le loro stesse gambe. Un gioioso ed autentico rapporto si schianterà con tutto l'attorno. Il regista argentino si ritaglia un posticino nei salotti cinematografici, con una bella scena di auto-masturbazione femminile di coppia: giocosa, estatica, tra sorelle, ricordi ed orgasmi. Come detto, tutta illusione quella della sacra famiglia, idem quella della patria, tra scheletri nell'armadio e altri ancora vivi (le apparizioni della madre sono da applauso).
Carrellate prolungate al sapor di ciò che non si rimanda, ma incombe sul sentire di adesso. Perché si tratta di affrontare discorsi troncati e sopiti, senza concessioni. Nemmeno troppo dulcis in fundo, Trapero torna a scavare sotto la res pubblica albiceleste, mai sbiancata da quella condena che invero nessuno Stato, essendo lui stesso l'imputato, ha proclamato in linguaggio comprensibile.
Trapero severo e vivace. Con tocco di humor nero sudamericano, allestisce pure una cena con strega, zombie, tempesta e luce che va e viene (uuuuhhh). Anche un racconto sull'amor vero, latitante ma non ancora smarrito, che tutto può travolgere, genere, regole, sicurezza, denaro, istinti. La società, chissà.
(depa)

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