Dopo aver bazzicato le sale cinematografiche di un inverno-primavera tutto sommato fruttifero di pellicole degne, è giunto per il 'Rofum il momento di mettersi gli occhiali, prendere penna e studiare. La sala Valéry è la migliore compagna di studio della Liguria, per cui è a lei che, una decina di giorni or sono, ho consegnato "L'anno scorso a Marienbad". Secondo lungometraggio di Alain Resnais, viene citato come uno dei film più pesanti (e pensati) della storia della "Settima". Lo faccio pure io, riconoscendovi la potenza creativa, la rivoluzione espressiva e la sensibilità cinematografica dell'acclamato autore bretone, scomparso nel 2014. Leone d'oro 1961.
Cinema in versi aulici. "Saloni sovraccarichi di decorazioni d'altri tempi...". Sto già male. "Posso perdere, ma vinco sempre". La comédie humaine? "I costumi antichi sono una pura convenzione". E dai. "Siete come un'ombra. E aspettate che mi avvicini. Oh lasciatemi. Lasciatemi, lasciatemi". Organo sospeso sullo sfondo a cerchio. "Sì, può darsi, ma no". Psicoterapia (si può scrivere masturbazioni?) borghese. Rimembranze d'una passione di marmo (come qualcuno all'Artemio Franchi...). Sarà pure una "gran metafora della devastante alienazione borghese", però se per la rivoluzione deve passare per questa visione...bonne nuit a tout le monde! Mezzo sterile esercizio estetico, mezzo deflagrante esperienza del ricordo. "Ambizioso ed intellettualistico", ma no?
Che poi sta ghiaia, c'era o no?
(depa)
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