Memoria di lotta

Scriviamo tre lettere sul film visto ieri sera, da Elena e me, nella minuscola sala Film Club del "Sivori". La pellicola, invero assai poco celluloide, trattandosi di un misto animazione-documentario, ronzava da un po' nelle sale palpabili. E' stato un bene recuperarla perché la storia che vi si narra è una di quelle da non dimenticare. Ryszard Kapuściński (1932-2007), giornalista scrittore polacco, fu reporter nella guerra civile angolana (1975), si spinse agli estremi per la verità, gesto sempre più raro. E ne trasse un racconto vero ed efficace. Quindi ai due registi, Damian Nenow, polacco classe 83 (formatosi a Lodz) all'animazione, lo spagnolo classe 1974 Raúl de la Fuente al "reale" (ed al montaggio), il merito di aver seguito le orme del tenace e coraggioso protagonista, realizzando questa trasposizione, nel riportare alla memoria volti e fatti, esempi di lotta per ideali di giustizia e di sfruttamento senza vergogna. Non bastasse, "Ancora un giorno" (2018) è un film emozionante.

La cosiddetta Guerra Fredda si spartisce a suon di fuoco e fiamme la colonia africana, dove vecchi imperi traballano e nuovi s'avventano. In Angola scappano i portoghesi, dopo secoli di soprusi a danni degli originari. Da una parte il Movimento di Liberazione Nazionale dell'Angola, "appoggiato" dall'URSS, di fronte l'Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola e Fronte Nazionale di Liberazione dell'Angola (purché vi compaia sempre "Nazione"...), supportato dall'Alleanza Atlantica. Insomma il solito gioco mortale sulla pelle di comunità ed individui. "Per oro, diamanti e petrolio" le potenze imperialiste troveranno retoriche per tutti i gusti. Il film parte proprio con queste considerazioni. Per poi far irrompere le disquisizioni intime del giornalista Kapuściński, sui dubbi deontologici e sui facili cinismi che offuscano lui e chi gli sta attorno. Eppure, c'è chi lotta per una causa di giustizia e libertà e chi ammazza per potere e denaro. Ai piani alti di autorità e gerarchie l'ideale svanisce nel meschino adagio. Ma tra macerie, polvere e proiettili, l'ideologia si concretizza in supremi gesti di resistenza e lotta. Acquista luce un doveroso manicheismo, una presa di coscienza senza compromessi mercantili. Il comandante Farrusco, sorta di capitano ACAB dell'MPLA (ancora vivo, Joaquim Antonio Lopes ha pure una pagina fb con "Baila Comigo Danceteria" tra i preferiti musicali, hai capito il "Che" afro-portoghese!...), la guerrigliera Carlota, che diede la vita per la lotta contro gli invasori "atlantici", ma di cui ancora si sa poco o nulla, a parte i suoi sorrisi in foto bianco e nere d'altri tempi ed il carisma ottimamente rievocato dagli autori. Ecco quali sono i volti dispersi da rovistare e, come in questo curato lavoro a quattro e più mani, da raccontare. Volti e gesti in uno scenario africano incandescente, di sole e morte, dove la confusão dal ritmo tragicamente musicale non concede una reale esistenza. Coscienze indomite che, semplicemente, stanno dalla parte degli oppressi. E son pronte, di fronte al fucile, magari dopo una penna, ad impugnare un altro. "Quando piovono proiettili, la paura se ne va". Impensabile. Difatti l'Angola non ha smesso di eruttare lava imperialista nel 2002; come in generale (brr...) tutta l'Africa. .   .   Scusate, torniamo al caso Siri.
Fuor di retorica, un discorso alto sull'importanza della memoria, del ricordo, della traccia solcata. Ché "la povertà non ha voce".
(depa)

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