Tutti al capolinea del 5

L'avrete capito anche dal numero di recensioni, raramente così basso come questo agosto. Il Cinerofum è in difficoltà d'ispirazione. Un po' la calura, un po' la scarsità di titoli accettabili proposti dalla pregevole distribuzione italiana, poi gli altri impegni, tant'è che ultimamente...pochi titoli e scalerci. In questo senso, "Final Destination 5" è sintomatico del livello in cui si trova la fu gloriosa Sala Valéry. Non è il caso di spaventarsi, allarmarsi sì. Questo n-simo capitolo della saga dedicata alle dipartite più spettacolari, accidentali e insindacabili, diretto dallo statunitense classe 1967 Steven Quale, fa bene il suo lavoro sporco. Resta da capire se lo stiamo facendo anche noi, in sala.

Non che non siano curiose, impressionanti, a volte raccapriccianti, queste morti dove il Caso pare giocare a domino con la Dama Nera (dall'arachide di traverso, al vaso spostato dal gatto spaventato da un peto in salotto o il disastro catastrofico causato da coincidenze sincronizzate alla "The incredible machine"). Questa saga, che iniziò nel 2000, per poi arrestarsi imbarazzata proprio nel 2011 (quando il terrore necessario era già disponibile nella realtà, virtuale e non), ha proprio il sapore delle bizzarrie ben preparate, dei marchingegni studiati ad hoc per la carambola fatale, quindi di un leggero video-clip pomeridiano; una rivista da SOLO1€! con immagini patinate, storie incredibili e frizzante gossip nero. Per chi ama star lì e sfogliare con la manina, roteando la cannuccia con l'altra, sono i filoni perfetti. Intendo ben confezionati: ritmo, cura dei dettagli (fino all'ultimissimo istante...), sketch arditi, ironia graffiante.
Certo, se, come emerge dal film, la vita è una sola e pure preziosa e labile...
(depa)

PS: che diamine è un coroner?!...

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