Torna Elena e, gulp, mi trascina al cinema. Nel mirino c'è il film che racconta l'uccisione di Stefano Cucchi, trentenne romano classe 1978, per mano di due carabinieri. Diretto da Alessio Cremonini, anch'esso romano di 45 anni, "Sulla mia pelle" non dev'essere commentato, bensì visto. In rigorosa riflessione sulla disumana condizione in cui abbiamo deciso di porci: cioè metterci nelle loro mani.
Perché la subdola etichetta di tossico (o sovversivo) per giustificare, agli occhi di mamme rincoglionite e nonni educati da una vita di opportunismi, per giustificare violenze e torture, si sente da ben più di 9 anni. Gli stessi benpensanti, mai termine più sarcastico, che pontificano che "se uno si comportasse bene...", convinti che in quei tre puntini s'estenda la loro libertà dorata. In realtà d'orata inquinata, marcita, finta, in realtà preconfezionata: insomma la libertà di servire chi specula (->$) su questa loro colpevole illusione.
Wiki riporta che Il 26 luglio 2018 è stato diffuso il primo teaser trailer del film", ma si dimentica di dire che dopo circa un mese il ministro dell'interno italiano distribuiva taser alle forze di polizia. Come dire, hai voglia che lo Stato impari da sé.
Film bellissimo, intenso, asciutto, con un grande Alessandro Borghi (ancora una volta), senza gli attacchi che qualcuno vorrebbe, ma quelli spettano a chi esce dalla sala cinematografica e scende in strada: l'unico campo di battaglia.
(depa)
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