Martedì scorso ritorno al passato per la sala Valéry. Esattamente al 1962, quando Valerio Zurlini convocò per la seconda volta il ventunenne parigino Jacques Perrin, da affiancare ad uno dei Marcello Mastroianni più addolorati. "Cronaca familiare", dall'opera del fiorentino Vasco Pratolini (1913-1991), scritta quindici anni prima, tratta di un amore turbolento tra fratelli, immerso nel vuoto rancore ereditario della solita, ennesima guerra.
Ottimo cinema. Regia in stato di grazia, che infonde sacralità ad ogni inquadratura, malinconia in ogni sequenza. Impeccabile nella preparazione del racconto. Con costumi e fotografia che immergono nella polvere di quegli anni. "Ahh i muri di Zurlini!", i suoi chiaroscuri, i lenti spostamenti per una Firenze che pare galleggiare nell'ora d'aria, abbruttita in un cortile ocra sporco, senz'uscita. I rapporti arrugginisco e non scorrono. Tra i due fratelli, già separati dal tempo e dal soldo, una landa di malinconia. E di tenerezza.
Poi la nonna. Sylvie, la parigina Louise Sylvain (1883-1970), la vecchietta di Don Camillo. Le sue attese, i suoi ritorni, quei saluti come se fossero l'ultimo. Interpretazione toccante come poche altre. Quanto amore per i due nipoti, sola cosa al mondo, da abbracciare, appoggiare il capo l'uno all'altro, in un triangolo che ora sì che è inattaccabile. Perrin-Lorenzo, un anno dopo, è lui il ragazzo con la valigia, ramengo in una nazione squassata. Mastroianni-Enrico, troppa la confusione racimolata in quegli anni cupi, sarà rifugio freddo e appoggio ballerino. Pagherà, come Vasco, con rimpianti acuminati.
(depa)
Dramma vero. Mai noioso grazie soprattutto a la solita interpretazione magistrale di Mastroianni, intensissima nelle sue espressioni ora tristi, ora preoccupate, ora riflessive o deluse.
RispondiEliminaBravi anche gli altri due interpreti principali, come sottolineato da Depa.
L'amore fraterno come bene unico da portare avanti contro tutto e tutti. Consigliato.