Ostinata e contraria

Come annunciato, ieri sera si è ripartiti con i lunedì dell'"Altrove". Pellicole a tema biografico. Per cui, se "Il processo di Giovanna D'Arco", diretto da Robert Bresson nel 1962, non copre l'intera vita della francese, paladina della fede, che divenne, nonostante la consacrazione, simbolo d'ogni intima lotta, ne sublima l'atto finale. Quando il carattere mostra la propria forgia.

Tipa tosta, Jeanne, cui lo stile del regista dell'Alvernia si adatta sorprendendomi: il timore iniziale di veder tradita l'intrinseca tragicità dell'evento narrato, della disperazione umana portata all'esasperazione, diviene soddisfazione e plauso ad un cinema che, Il Cinerofum non lo scopre certo ora (tsz!), grazie al proprio minimalismo è in grado di mettere maggiormente in rilievo gli aspetti più pungenti, impressionanti. L'orrore della situazione, l'incredibile forza d'animo della vittima, circondata dai soliti vigliacchi in vestaglia (la folla fuori non è da meno, ma si sa, pur evitando il fuoco, anch'essa è in catene). La vicenda che, all'interno di un discorso di fede cristiana, diviene scontro tra libertà e dispotismo (in questo caso ecclesiastico, ma dopo tutto i due termini coincid...ono). Molto più di una disputa giuridica, anche se una delle più celebri. E nonostante si abbia la sensazione di passare in rassegna i freddi referti processuali (il susseguirsi delle dichiarazioni di Jeanne, lette con impersonale andatura).
Alla fine ne vien fuori la sotterranea partita a scacchi, le cui regole, già di per sé fumose, vengono pure tradite da giudici fantocci. Partita intima e pubblica, data l'altissima posta in palio per gli interessi della classe clericale. La base della discussione, unita allo stile di Bresson, assume correttamente (secondo me) la veste del battibecco tra il prigioniero tristemente "avanti" per la sua epoca e i soliti carcerieri ignobilmente attaccati ai propri tempi (alle loro tasche). I dettagli di Bresson sono morbidi appigli da scoprire (il sacco in cui finiscono gli oggetti di Jeanne prima della fine).
La Fede. Povera sventurata. A doversi servire, nei secoli dei secoli, di vescovi, cardinali, prelati eccetera, l'esercito degli idioti, sempre uguale a se stesso, di inutili (o peggio) per tutti.
(depa

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