Peccato per il mancato traguardo delle 200 nel 2016. Ma Il Cinerofum è così, ricordate?, "quello che se po' fa'...". Quindi iniziamolo questo 2017, da cui ci aspettiamo molto, in primis: una società che sappia reinventare il sistema cinema, evitando di martoriare sale dal grande passato (e impegno, a volte) e, soprattutto, quei gruppi di persone che, lontano dai grandi colossi dell'intrattenimento (sigh) e dalle logiche, da essi imposte, miranti solo al profitto, "fanno" cinema seriamente. Spingono cinema, percorrendolo e proponendolo. Come i ragazzi di "Pellicceria Occupata" che, dal punto di vista particolare del 'Rofum, hanno fatto più che bene, meglio di chi ha più mezzi (soldi), ma una passione impalpabile. Il 18 dicembre scorso, tutti in Piazza Cernaia, quindi, a dar manforte ai ragazzi, quelli dalla parte "giusta", e al Cinema, quello che lo è. In programma tante belle chicche-corte...
Io ed Elena arriviamo quando un corto inquietante, dove una figura mascherata vaga seminando un certo tipo di paura. Poi parte "Lucifer rising", del 1980, di Kenneth Anger (californiano classe '27), davanti al quale ci affacciamo sull'universo pagano dei riti vari. Quando Belzebù si mette la giacca da "DiscoStu" io ed Ale non tratteniamo le risa (il cinema può anche questo: si mastica amaro per gli sgomberi di un'amministrazione schiava del Libero Mercato, ma si trova l'energia per rioccuparsi di sé). E non si può nemmeno dire che i compagni non abbiano mentalità aperta, leggi: presenza di Beausoleil, adepto del povero pazzo Manson. Sullo sfondo, quel buontempone di Aleister Crowley.
In seguito arriva "Connection", del 1981, di Toshio Matsumoto (Nagoya, 1932) e, vedere per cedere, col buon Toshio non è facile. Poi compare "The garden of Eden", del 1984, di Roger Sherman (newyorkese, classe 1951), brbrb. Indi "Možnosti Dialogu", Orso d'oro "corto" del 1983, del regista ceco Jan Švankmajer, cui, nel 1984, i gemelli pennsyilvanianesi Quay, Stephen & Timothy (1947*2) dedicarono "The cabinet of Švankmajer" brbrb quanta Stop Motion per le forme che ci stanno attorno. Poi qualcosa tipo "Pin for fotographers", e finalmente..."Pursuit of the objects".
Gemme non facili da trovare, viste assieme, in piazza.
Ci alziamo da terra, salutiamo i compagni, li ringraziamo, qualche occhio lucido. Ci allontaniamo mentre la proiezione continua: abbiamo appuntamento con la Tierny, a Sampierdarena. Ma sul 18, il pensiero rimane aggrappato a quelli della "Pellicceria", che non mollano. Non molleremo.
(depa)
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