Giuro che recupera. Il Cinerofum non sta perdendo tempo. Oddio, per il film visto ieri sera in sala Valéry, "fare tesoro" e "massimizzare" non sono locuzioni calzanti. Già, perché in "Nemico Pubblico", diretto nel 2009 dallo statunitense Michael Mann, non scatta né il colpo di fulmine, né il sentimento più ponderato. La regia timbra il cartellino e l'intreccio si mette in coda. Il mix tra ricostruzione storica e riproduzione cinematografica (spettacolare e romanzata) non ha convinto nemmeno Elena, ormai più severa del sottoscritto.
1933, John Dillinger è al suo ultimo giro di boa. I modi rudi suoi e della sua gang sono accompagnati da una regia che riesce, soprattutto nella prima parte, a rendere anche il lato nobile, anti istituzionale e romantico, del leader carismatico. Comunque, niente di indimenticabile. Anche nel vedere le ripetute sequenze cadenzate da controcampi asimmetrici (a tratti, per l'impostazione fotografia, addirittura per l'utilizzo di supporti differenti?) e montaggi caotici ma precisi, la sala Valéry non risulta appagata. I proiettili volano, possono conficcarsi ovunque, tutto può succedere. O è solo approssimazione?
Alla lunga la regia si appiattisce sul racconto, dove il fatidico ultimo colpo prima di "smettere" è d'uopo, prima di dare l'impressione, nel finale, di un timone impazzito a se stesso (il rallenti sulla sequenza mortale). Non pervenute le note autoriali, apprezzate di recente, col Cruise collaterale e brizzolato.
Sempre bello, però, vedere questi insoliti sprezzanti, immuni al terrorismo del braccio armato dello stato (quindi, di banche e compagnie assicurative). Tutto vero. Questa volta sì, che conta. Johnny Depp ha il fascino giusto, perfetto quando si ritrova, ancora una volta, con occhiali scuri dalle lenti tonde, travolto dalla scarsa considerazione verso la sbirraglia. Fidatevi, le sue ultime parole sono state "vaffa".
(depa
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